Sono passati quattro anni dalla scomparsa del “Nostro”Federico, indimenticato e indimenticabile fondatore e presidente di Articolo 21.
I suoi familiari, da Lui tanto amati, mi perdoneranno se provo a immaginare cosa ci avrebbe detto di fronte alle oscenità di questi tempi.
Sicuramente avrebbe difeso il diritto alla diversità e alla differenza dagli attacchi di chi vorrebbe espellere chiunque abbia un altro colore della pelle o un’altra fede religiosa.
Per Lui, liberale autentico, differenze e diversità erano un valore da proteggere, non un disturbo da sopprimere.
Senza incertezza alcuna avrebbe contrasto il linguaggio dell’odio, il tentativo di “Uccidere”con le parole l’avversario di turno.
Per Lui le parole avevano un peso, non erano pietre da scagliare, ma un valore da preservare, uno strumento di conoscenza e di dialogo.
Avrebbe combattuto le fake news e le centrali internazionali che si sono date l’obiettivo di abbattere le democrazie postresistenziali e di aprire la strada ai regimi senza diritti e senza partiti e associazioni capaci di difendere gli interessi delle popolazioni.
Il suo giornalismo era radicale perché voleva scendere alla radice di ogni evento, ma detestava ogni radicalismo Impastato di spot che hanno l’unico obiettivo di sostituire alla durezza della realtà una tossica immaginazione.
Federico credeva nel principio di competenza, autorevolezza, laicità.
Ci spronava ad ascoltare le voci di chi aveva studiato e detestava la sciatteria, avrebbe respinto con orrore il presente assalto alla scienza, alla medicina, alla ricerca,condotto da chi non ha titolo alcuno e vuole solo giustificare la propria pochezza culturale ed etica.
Ci avrebbe invitato a contrastare, redazione per redazione, con rinnovato vigore, il tentativo in atto di colpire a morte quello che resta della libera stampa per sostituirla con il “Balcone digitale” utilizzato dal capo di turno per arringare una indistinta folla con gli argomenti suggeriti dall’ultimo sondaggio di giornata.
In questi giorni tristi e cattivi di rinnovati assalti alla Costituzione antifascista e antirazzista, ci avrebbe spronato a tornare in piazza, a unire le diversità, ad anteporre il bene comune ad ogni gelosia di sigla, di associazione, di partito.
Esattamente come quando,insieme, decidemmo di contrastare le leggi bavaglio chiamando tutte e tutti a scendere in piazza dietro un immenso tricolore e impugnando una copia della Costituzione.
L’anima di quella giornata fu il “Nostro”Federico.
Forse il modo migliore per ricordarlo ed onorarlo sarà quello di tornare in quelle piazze con lo stesso spirito di allora.