“E’ normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti” diceva Paolo Borsellino. Emanuela Loi è stata la prima agente donna della Polizia di Stato, nata a Cagliari nel 1967, residente a Sestu e morta a Palermo nella Strage di Via D’Amelio, il 19 luglio 1992, insieme ai suoi colleghi della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’agente Antonino Vullo sopravvive alla strage. Quel giorno era di servizio come autista e nel momento in cui il magistrato citofona, lui stava facendo retromarcia per sistemare la macchina. Erano le 16.58 di un afoso pomeriggio di luglio e il magistrato Borsellino, insieme agli agenti della scorta, va a fare visita alla madre in Via Maria D’Amelio al civico 21: l’asfalto era rovente, i grilli echeggiavano tra gli alberi, il profumo di gelsomino si disperdeva e molte famiglie rientravano dal mare. “Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri” diceva Paolo Borsellino.
Una fiat 126 imbottita da 90 chilogrammi di esplosivo ha interrotto bruscamente quella quotidianità, dilaniando i corpi fino a ridurli in brandelli, accartocciando le lamiere di numerose autovetture, innalzando nubi di fumo all’orizzonte e facendo rimbombare un’incessante sirena che ancora oggi è viva nella memoria di una Palermo che non ha mai dimenticato. Una pioggia di vetro e detriti ha trasformato quel pomeriggio d’estate in un vero e proprio inferno di fuoco, sangue e morte. Emanuela Loi è rimasta tragicamente uccisa in quell’attentato. “La paura è umana, ma combattetela con il coraggio” disse Paolo Borsellino. Emanuela Loi era proprio lo specchio di queste parole, una donna coraggiosa, che scendeva in campo per lottare con i giusti e combattere con coraggio. Era una donna che amava il proprio lavoro e la sua Sardegna. Aveva intrapreso l’attività nel servizio di scorta da poco tempo e la famiglia era preoccupata, soprattutto dopo la strage di Capaci. Svolgeva il suo lavoro con massima dedizione e professionalità, consapevole del rischio a cui andava in contro. Amava molto il suo mestiere. Era una donne che aveva sempre il sorriso sulle labbra, un tratto che la contraddistingueva.