“Due pesi e due misure”. E’ la sintesi più semplice, chiara e popolare, per definire l’ingiustizia e sta agli antipodi di “uno vale uno”.
“Due pesi e due misure” è quello che vorrebbe per sé la “casta”, o i troppo ricchi, o i privilegiati di tutte le epoche, come sapeva bene il Marchese del Grillo, che si poteva permettere di dire: “io so io e voi non siete un…”.
Tutte le promesse elettorali dei nuovi governanti, in particolare quelle dei 5S, vogliono contrastare questa ingiustizia, declinata nella propaganda quotidiana e –qua e là- nell’azione di governo. E’ il caso del privilegio dei vitalizi per i parlamentari, già aboliti nel 2012, ma ulteriormente “sforbiciati” con procedura retroattiva, dal presidente della Camera a guida 5S. Stesso discorso per le “pensioni d’oro”, che però –se tagliate in modo retroattivo- rischiano di trascinare al ribasso milioni di piccole pensioni calcolate con il metodo retributivo. Ma va bene così.
E’ il paradosso del cambiamento nella politica italiana. Il popolo che ha votato i due partiti di governo, acerrimi nemici prima delle elezioni e ora coniugi felici, offre ai propri beniamini il privilegio dei “due pesi e due misure”. Perdona con un’alzata di spalle quello che al precedente governo sarebbe stato rimproverato come un peccato mortale, e rinforza un formidabile consenso che raggiunge il 60%. Pensate cosa sarebbe successo se i 5S avessero scoperto che un deputato del Pd, invece di lavorare alacremente alla Camera, continuasse beatamente ad andare in barca a vela in giro per il mondo. Sarebbe stato messo –giustamente- sulla graticola e denunciato come un ignobile rappresentante della “casta” e il Pd avrebbe perso migliaia di voti benpensanti. Invece, il deputato che va in barca a vela e non alla Camera è stato eletto dai 5S, che in questi mesi non se ne sono accorti, ma lo hanno espulso solo quando il caso è esploso sui mass media, salvo che il velista in vacanza rimane deputato in carica, pagato da noi cittadini, e quasi nessuno ha fatto una piega.
Se un partito politico, dopo le vicende di “mani pulite”, avesse sottratto allo stato 49 milioni di euro, come ha fatto la Lega, sarebbe stato incenerito dall’opinione pubblica. Invece no. La Lega di Salvini, che ha ereditato oneri ed onori da quella di Bossi, nei sondaggi ha moltiplicato i suoi voti, mentre i suoi alleati di “onestà, onestà” si sono girati dall’altra parte e fanno finta di niente. Due pesi e due misure.
Lo stesso reato diventa più o meno grave a seconda del colore della pelle di chi lo ha commesso. Due pesi e due misure.
E poi c’è la Rai, lottizzata da sempre, ma -almeno dai 5S- ci si poteva aspettare un metodo diverso, e invece c’è stato il pieno appoggio al candidato della Lega, Marcello Foa, cresciuto al Giornale di Berlusconi e ora convertito al sovranismo. Ma il governo del cambiamento, in effetti, ha cambiato metodo, non ha consultato le opposizioni ed ha proposto alla presidenza della Rai, in un ruolo che dovrebbe essere di equilibrio e di garanzia e che decide i vertici del servizio pubblico, un personaggio che in un tweet aveva espresso “disgusto” nei confronti del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non male come equilibrio istituzionale.
Ci sono stati “due pesi e due misure”, ma in un senso diverso, anche nell’incontro tra Trump, sempre più un Gambadilegno con la parrucca bionda, e il premier italiano Conte, a Washington nella versione beneducata di Topolino. E’ stato un successo, con grandi sorrisi e pacche sulle spalle e alla fine il presidente Usa ha riconosciuto la leadership italiana sulla Libia ed è come se ci avesse regalato il Colosseo. Il presidente Conte ringrazia, sorride soddisfatto e cresce nei sondaggi. “Due pesi e due misure”.
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