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“Dov’è Itai Dzamara?” La Giornata internazionale degli scomparsi

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Trentamila nella “Guerra sporca” argentina, fino a 100.000 nel conflitto interno dello Sri Lanka, 82.000 dall’inizio di quello siriano. Due-tre, in media, ogni giorno in Egitto.
In occasione della Giornata internazionale per le vittime di sparizione forzata, che si celebra ogni anno il 30 agosto, è bene ricordare che gli scomparsi sono tutt’altro che meri numeri. Sono nomi e cognomi. Il più noto si chiamava Giulio Regeni.
Non di rado, spariscono anche i giornalisti. Soprattutto quelli non allineati ai regimi.
Itai Dzamara, giornalista e attivista per la democrazia dello Zimbabwe, è scomparso il 9 marzo 2015 nella capitale Harare. In passato era stato preso di mira dalle forze di sicurezza, che lo avevano picchiato, arrestato e trattenuto arbitrariamente in detenzione.
Dalla sua sparizione non è stata avviata alcuna indagine degna di questo nome per accertare la sua sorte, che a tutt’oggi rimane sconosciuta.
Sua moglie Sheffra ha raccontato ad Amnesty International cosa vuol dire cercare di scoprire cosa sia accaduto al marito:
“Vivere senza sapere dove sia la persona che ami ti riempie di dolore. Ogni giorno penso che tornerà o almeno che qualcuno mi venga a dire che l’hanno trovato. Soffro ogni volta che i miei figli mi chiedono dove sia papà, perché non ho una risposta. Temo che la vicenda di mio marito non sia stata presa sul serio dal governo. Desidero riconoscere il ruolo che Amnesty International sta avendo nel messere pressione sulle autorità affinché rilascino Itai. Voglio che la verità venga fuori. Devo poter rispondere ai miei figli. Sono ancora giovani. Loro devono sapere”.
La prima azione svolta dal nuovo segretario generale di Amnesty International, Kumi Naidoo, è stata scrivere una lettera alle nuove autorità dello ZImbabwe a proposito di Itai Dzamara.


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