Mentre la nave Diciotti della Guardia Costiera si trova nel porto di Catania per scalo tecnico, continuano gli appelli per richiedere l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, capo delle Forze armate. I 177 migranti tratti in salvo nel Mediterraneo rimangono a bordo, in ostaggio ormai da sei giorni. Abbiamo intervistato Claudio Fava, presidente della Commissione antimafia siciliana e primo firmatario di un appello – insieme a Giusi Nicolini, Pietro Bartolo e Francesco Viviano – al Capo dello Stato.
Il Governo continua a tenere sotto ricatto 177 vite umane. Senza far differenza tra navi delle Ong e navi italiane della Guardia costiera.
La guardia costiera è territorio dello Stato italiano, risponde alla marina militare e, anzitutto, al Presidente della Repubblica che è il Capo delle forze armate. Dettagli costituzionali che sfuggono ad alcuni ministri del governo Conte.
Gli appelli a Mattarella si moltiplicano. Eppure ha già dettato la linea in casi precedenti. Perché le direttive della Presidenza continuano ad essere inascoltate?
Che vi sia un conflitto di poteri e di attribuzioni fin dai primi passi di questo governo è palese; che tutto ciò avvenga nel silenzio del Parlamento – che è potere autonomo e diverso dall’esecutivo – è grave. Dà il segno di una complessiva inadeguatezza delle nostre Camere.
Com’è possibile che il governo continui a violare sia le regole del mare che le convenzioni internazionali?
Il Governo viola leggi e trattati anche perchè ostaggio di un conflitto politico senza precedenti, con un ministro dell’interno che è convinto di poter avocare a sè, di fatto e per prova di forza, ogni funzione e ogni decisione.
Avete ottenuto oltre 3.000 firme. Esiste quindi una Italia solidale che vuole aprire i porti. Perché rimane una minoranza?
3.000 firme raccolte in poche ore su una pagina Facebook sono anche il segno di una sensibilità civile che in questo paese esiste e resiste, nonostante tutto. È fondamentale adesso riuscire a darle voce.