In realtà dal sottosegretario all’Editoria Vito Crimi, i giornalisti italiani si sarebbero aspettati, nel Decreto Dignità, una norma contro il precariato e lo sfruttamento del lavoro giornalistico, invece si materializzano minacce di abolizione dell’Ordine dei Giornalisti, azioni che rimandano ai periodi più cupi della storia italiana. L’ennesimo attacco alla libertà di informazione e di espressione, costituzionalmente sancite dall’art. 21, e all’autogoverno della professione previsto dall’articolo 33 della Costituzione italiana, la stessa Carta che il M5S aveva detto di voler difendere nel referendum del 4 dicembre 2016. Il lavoro giornalistico è cambiato? Vero, ma non spetta ad un governo democratico riorganizzarlo; spetta invece all’Ordine dei Giornalisti provvedere all’autoriforma, ma senza la pressione di minacce abolizioniste. E non spetta al sottosegretario all’Editoria parlare di Odg, il confronto invece deve essere portato avanti con l’unico soggetto istituzionale che se ne può occupare ovvero il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Abolire l’Ordine significa lasciare senza tutele i giornalisti veri e i cittadini, lasciare che la fabbrica dei troll si impadronisca dell’informazione Italiana, già sotto attacco”.
È quanto scrive in una nota Alessandra Costante, Coordinatrice nazionale #ControCorrente.