Come sarebbero stati i funerali di Aldo Moro se le opposte fazioni della DC avessero fatto propaganda durante il rito e si fossero sbranate sui media, sia pure quelli di allora? E se il PCI e il PSI avessero cercato le ovazioni in nome delle diverse posizioni sulla trattativa con le brigate rosse? E se i politici si fossero fatti fotografare (con i rullini analogici) in posa con bare e parenti? Come sarebbe uscito il paese dall’attacco del terrorismo più pericoloso d’Europa di quegli anni ’70 se i partiti politici del tempo avessero solo pensato a fare propaganda e seminare odio contro gli avversari? Quella guerra sarebbe stata persa, e persa male. Ma i tanto dileggiati partiti della prima repubblica invece l’hanno vinta. Così come la classe politica del dopoguerra ha vinto la battaglia della ricostruzione e del benessere del paese, anche con i ponti avveniristici e magari audaci, che altri però, nei decenni successivi, dovevano controllare e adeguare al cambiamento dei tempi.
Nessun paese può sperare di andare avanti senza credere nel progresso e nella necessaria unità della politica di fronte alle vere tragedie del paese, come quella di Genova. E nessun politico ha il diritto di strumentalizzare il dolore, l’emozione, la rabbia di chi ha perso ciò che aveva di più caro al mondo.
Perfino chi come me è fuori dai social e frequenta, solo per seri motivi familiari, alcuni blog di medici e di pazienti di determinate malattie, si è trovato invaso da vergognosi materiali di fake news e propaganda politica becera che additavano come responsabili del crollo del ponte Morandi giovani esponenti del PD, nati 20 anni dopo il ponte di Genova, che mai si sono occupati di lavori pubblici o materie simili.
In questo clima non andremo da nessuna parte, in questo clima gli atti di razzismo continueranno a moltiplicarsi, in questo clima i veri nemici – la corruzione, le mafie, le ingiustizie sociali – non saranno sconfitti e gli ultimi saranno sempre più ultimi. E quando lo si capirà potrebbe essere troppo tardi.