14 anni senza Enzo Baldoni. E perché abbiamo bisogno di ricordarlo

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“Lasciamo che siano i fatti a parlare. Il resto sono chiacchiere e politica, da cui voglio tenermi lontano” (Enzo Baldoni)

Ci manca Enzo Baldoni. Ci manca il suo coraggio e l’ironia con cui ci avrebbe aiutato a leggere il tremendo presente. Mauro Biani, che ogni anno dalla sua morte lo ritrae, quest’anno lo ha disegnato accanto all’umanità della Diciotti. Le parole e gli scritti di Enzo Baldoni rivivono grazie a Pino Scaccia, che era con lui in quei giorni a Baghdad, fino a quando Enzo venne rapito e ucciso il 26 agosto 2004 dall ‘Esercito islamico. Da allora alla chiusura della piattaforma Splinder ha salvato e mantenuto in vita su WordPress “Blogdhad, quattro passi tra Irak e dintorni”, il blog di quell’estate irachena che possiamo anche rileggere in Blog Paralleli Enzo Baldoni: una storia ancora da raccontare.

Quattordici anni fa sembra oggi. Anzi oggi sembra un po’ peggio di quattordici anni fa. La nave Diciotti e il suo carico di umanità dolente e maltrattata ci hanno ricordato in queste ore guerre e paesi che ci sembrano ancora distanti. Quanto pensiamo davvero all’Eritrea, ai bambini di Gaza, a quelli siriani, alle guerre d’Africa che continuano nel silenzio dei media mainstream italiani? Al nostro Mediterraneo intriso di sangue? Ai nostri campi, con gli schiavi del caporalato, che fingiamo di non vedere?

Tutti siamo certi che, tra loro, avremmo visto camminare Enzo Baldoni, come scrive Pino, senza smettere di raccontare.

Quattordici anni fa c’era ancora Diario su cui avevamo cominciato a conoscere Enzo Baldoni, come giornalista freelance. Enzo era, in realtà, uno dei primi veri blogger in Italia, e uno dei primi a parlare di temi scottanti e a farlo liberamente. Da pacifista ma anche da uomo di mondo, con ironia e libertà come nelle sue “Cartoline da Bagdhad a Radio Citta del Capo di Bologna [rimesse online e riandate in onda per  il decimo anniversario della sua morte].

Un grande comunicatore, di mestiere, fondatore di una quotata agenzia pubblicitaria, Le Balene, capace di creare e alimentare mailing list come quella nata intorno a Linus, primo traduttore in Italia di Doonesbury, la striscia di Trudeu sul Washington Post, che gli aveva dedicato, per il suo compleanno, la vignetta messa poi da Diario in copertina, per celebrare la sua morte.

Era anche un volontario della Croce Rossa, particolare che molti sembrano dimenticare, e che risulta ancora più inquietante rileggendo le parole di Giusi Bonsignore, sua moglie rilasciate al decimo anniversario della sua morte, ”Enzo fu abbandonato e denigrato”.  E’ lei che ha ricordato  la verità che fu nascosta allora: “Enzo partì con un convoglio della Croce Rossa per portare aiuti a Najaf assediata, senza viveri né acqua. La sua auto era in testa alla colonna di aiuti col suo autista e interprete iracheno, Ghareeb. A Najaf, Enzo scese dall’auto con una pettorina della Croce Rossa e una bandiera bianca e attraversò la città a piedi facendo strada agli aiuti. Consegnati i viveri e soccorsi ai feriti, ripartirono, sempre con Enzo capo colonna. Ma una mina esplose sotto la sua auto: Enzo fu rapito e Ghareeb ucciso. (…) “.

Giusi Bonsignore denunciava: “Dopo lo scoppio il convoglio la CRI non si fermò a raccogliere Enzo e Ghareeb, ancora vivi. Furono abbandonati. Pur a conoscenza dei fatti, la Croce Rossa, attraverso il suo commissario straordinario Scelli, diffuse notizie false che volevano Enzo in giro alla ricerca di interviste impossibili. Tacere a noi dell’esplosione è stata un’omissione molto grave. Quel che poi ritengo abbia contribuito ad armare la mano dei suoi assassini è stata la denigrazione e lo scherno di giornali come Libero: impossibile dimenticare la ferocia, durante la sua prigionia, di due articoli titolati Vacanze intelligenti e Il pacifista col kalashnikov”. Rileggere tutto questo fa molto male, anche se Enzo Baldoni è stato riconosciuto come martire dell’informazione.

Oggi non ci resta che andare a rileggerlo e riascoltarlo. Per capire quanto abbiamo bisogno più che mai di uomini e donne giusti e liberi come lui. Anche perché, come ha scritto sempre Pino Scaccia, tutto questo “E’ un fatto pubblico, perché la memoria di Enzo Baldoni appartiene a tutti quelli che lo hanno amato e che tuttora lo amano”.

 Blog Paralleli Enzo Baldoni: una storia ancora da raccontare, a cura di Pino Scaccia.

Le vignette di Mauro Biani che lo raffigurano ogni anno, da brivido.

Cartoline da Bagdhad  sul sito di Radio Città del Capo di Bologna [rimesse online e riandate in onda]

Enzo Baldoni, ne scrivo io. Un bel ritratto a tutto tondo lo trovate su Il blog dell’Alligatore

Enzo Baldoni ucciso dieci anni fa  di Beppe Giulietti

La promessa mantenuta su Peace Reporter (che racconta il ritrovamento del giovane senza gambe da parte di Emergency a cui Enzo aveva promesso aiuto)

In Iraq Baldoni non ci era capitato per caso di Riccardo Noury su Articolo21

L’articolo di Luca Sofri su Wittgenstein (ora Doonesbury appare su Il post anche se dal 4 marzo Trudeau ha sospeso le pubblicazioni)

Gli omaggi di Gary Trudeau su Linus riportati da Fumettologica.

Da ascoltare: Alessio Lega in Zolletta e Samuele Bersani in Occhiali rotti


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