Il 9 luglio del 2011 nasceva il paese più giovane al mondo, ma le condizioni di vita ad oggi restano drammatiche. Più di un milione di bambini sono malnutriti, di cui 300mila a rischio di morte. Dal 2013 uccisi 100 operatori umanitari. La denuncia dell’Unicef
ROMA – Il Sud Sudan compie sette anni ma dall’indipendenza ad oggi sono 19 mila i bambini utilizzati dai gruppi armati. Tre bambini su quattro nati in questi anni non hanno conosciuto altro che guerra. È quanto denuncia l’Unicef in vista del 9 luglio, anniversario dell’indipendenza del Sud Sudan. “Sebbene dall’inizio dell’anno siano stati rilasciati 800 bambini da gruppi armati, si stima che 19mila bambini continuino ad essere utilizzati come combattenti, cuochi e messaggeri e a subire abusi sessuali – spiega l’organizzazione -, rispetto ai 500 bambini utilizzati quando è scoppiato il conflitto nel 2013”.
Che la situazione sia peggiorata lo dicono i numeri. Secondo l’Unicef, infatti, “la percentuale di persone che non sa da dove verrà il prossimo pasto è salita dal 35 per cento nel 2014 a quasi il 60 per cento, con alcune aree del paese a un passo dalla carestia, soprattutto durante la stagione secca”. I tassi di malnutrizione, inoltre, hanno raggiunto livelli critici: più di 1 milione di bambini sono malnutriti, 300mila dei quali sono gravemente malnutriti e a rischio di morte. “Il conflitto ha anche spinto centinaia di migliaia di bambini fuori dalla scuola – spiega l’Unicef -, con una scuola su tre danneggiata, distrutta, occupata o chiusa dal 2013. Il Sudan meridionale è attualmente il paese con la più alta percentuale di bambini fuori dalla scuola al mondo. Più di 2 milioni di bambini – o più del 70 per cento di coloro che dovrebbero frequentare le lezioni – non ricevono un’istruzione”.
Dall’inizio del conflitto, nel 2013, anche la macchina degli aiuti umanitari ha subito perdite. Sono stati uccisi più di 100 operatori umanitari, spiega l’organizzazione, tra cui un autista dell’Unicef proprio la scorsa settimana. “Mentre il Sud Sudan compie sette anni, una guerra apparentemente senza fine continua a devastare la vita di milioni di bambini – ha dichiarato Henrietta H. Fore, direttore generale dell’Unicef -. Le parti in conflitto possono e devono fare di più per riportare la pace. I bambini del Sudan meridionale meritano di meglio”.
La nascita del paese più giovane del mondo, inoltre, ha dato il via a un massiccio ritorno dei rifugiati nella loro nuova nazione indipendente. Tuttavia, dall’inizio del conflitto nel 2013, più di 2,5 milioni di persone (tra cui oltre 1 milione di bambini) sono nuovamente fuggite dai combattimenti nel Sudan meridionale per cercare sicurezza nei paesi vicini. “La firma di un cessate il fuoco permanente tra le due principali parti in conflitto a Khartoum il mese scorso è stato un passo positivo in quello che è stato un processo di pace vacillante – ha affermato Fore -. Ora contiamo sulla leadership e sui comandanti per rispettarlo, garantendo al contempo che gli operatori umanitari abbiano accesso illimitato a coloro che ne hanno bisogno. Il Sudan meridionale è stato il primo paese che ho visitato quando sono diventato Direttore generale e ho visto con i miei occhi quanto i bambini siano stati colpiti dalla guerra”.