Dieci anni dalla scomparsa di Randy Pausch, dalla tragedia di quest’uomo, di questo informatico, di questo docente universitario profondamente innamorato della vita che, a un certo punto, si è trovato a fare i conti con un cancro devastante e metastasi ovunque, al punto che pochi mesi dopo la sua ultima lezione-show all’università, il 25 luglio 2008, ci ha detto addio.
Quella di Randy Pausch, sposato e padre di tre figli, è una storia che andrebbe raccontata nelle scuole, tanta è la sua dolcezza, la sua profondità e la ricchezza dei valori che racchiude in sé.
Un uomo ormai prossimo alla fine che sorride al mondo, che guarda al futuro con ottimismo, che si preoccupa dell’avvenire dei propri figli e delle nuove generazioni, che incita i ragazzi a studiare, a conoscere, a scoprire, a guardarsi intorno e a non smarrire mai quello straordinario motore che è la curiosità, alla base di ogni arricchimento collettivo e di ogni avanzamento della società nel suo insieme.
Randy Pausch e il mistero della vita, lo stesso che dovrebbe indurci a domandarci per quale motivo il destino ci abbia strappato via un uomo così, a soli quarantasette anni, quando di sicuro avrebbe potuto dare il meglio di sé e aiutare l’umanità a compiere qualche significativo passo avanti. Cosa ci ha voluto dire la sorte lasciandoci in eredità il libro con cui si è congedato dalla vita, quell’ultima lezione che ha commosso il pianeta e che, a rileggerla, fa venire la pelle d’oca?
Randy Pausch è stato un gigante del pensiero, un simbolo e un modello non solo per gli accademici ma per tutti gli esseri umani, ad ogni latitudine, ed è bene conservare i suoi insegnamenti, far tesoro dei suoi messaggi e non lasciarsi sfuggire nemmeno un granello della sua straordinaria saggezza.
“Non so come si fa a non divertirsi. Sto per morire e mi diverto. E ho intenzione di continuare a divertirmi per ogni singolo giorno che mi resta. Perché non c’è altro modo di vivere” ha scritto, a dimostrazione della sua unicità e della sua grandezza.
E anche il titolo della sua ultima lezione è emblematico: “Realizzare davvero i sogni dell’infanzia”. Non sappiamo se ce l’abbia fatta, tutti di sicuro non li ha visti fiorire, ma ciò di cui siamo certi è che abbia seminato così tanto e così bene che molte delle sue speranze oggi camminino sulle gambe dei suoi figli, dei suoi allievi e di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo o di leggerlo. Tra questi ci siamo anche noi e per questo gli rendiamo omaggio. Grazie professor Pausch, grazie per aver lasciato questo mondo un po’ migliore di come l’ha trovato.
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