Per Articolo 21 è una grande gioia e ha un grande significato la nomina di Paolo Ruffini a prefetto della comunicazione del Vaticano. Papa Francesco ci ha stupiti ancora una volta e ha scelto, prima volta in assoluto, un laico per una posizione fondamentale. Segni di modernità e di speranza che arrivano da questo pontificato mentre per molti aspetti la società sembra risprofondare in un a sorta di cupo nuovo medio evo.
Paolo Ruffini è un amico di Articolo 21 fin dal primo giorno, uno dei sottoscrittori della Carta di Assisi, un giornalista a tutto tondo che ha dimostrato la sua bravura e la sua sensibilità in tutti i ruoli che ha ricoperto. La principale caratteristica di Paolo è la tenacia e l’assoluta indisponibilità a piegare la schiena. Paolo era una grande firma de “Il Messaggero” quando arrivò in Rai a fare il direttore dei giornali radio e rilanciò alla grande la radiofonia, facendola anche sbarcare subito su internet che era al tempo una parola semisconosciuta: anni di collaborazione e lavoro insieme, fra archivi e radio, che ricordo con grande entusiasmo. E poi Rai 3. I dubbi che avevano alcuni al momento della sua nomina. Le novità che portò, da Fazio a Saviano. La forza di una rete che per la prima volta nella sua storia divenne seconda e non più terza negli ascolti. Indimenticabile per molti di noi la forza con cui difese il programma “Vieni via con me” quando Saviano subì attacchi durissimi dalla Lega perché parlò per della penetrazione delle mafie al nord. Sembrano passati secoli…
E l’intransigenza di Paolo, sempre disponibile, sempre gentile, sempre pronto ad ascoltare, ma poi irremovibile e tenace fino alla durezza, come sa esserlo solo un siciliano, quando qualcuno vuole imporgli qualcosa che contrasta con la sua autonomia, con il rispetto della verità, con la correttezza dell’informazione. Ruffini è stato l’unico direttore di rete in Rai rimosso per ordine diretto di Berlusconi (sono state pubblicate le registrazioni fra l’allora capo del governo e il DG della Rai del tempo Mauro Masi) e rimesso al suo posto dalla magistratura. Quando poi lasciò l’azienda per andare a dirigere TV2000 radunò tutta la rete e gli amici più cari dell’azienda per dire solo grazie e esortare tutti a tenere alta la bandiera del servizio pubblico nella sua accezione più alta.
Difficile non essere soddisfatti di una scelta come questa. Sappiamo di avere in quella posizione un amico che ha ben chiaro il valore della Costituzione tutta e dell’articolo 21 in particolare, un collega per il quale la ricerca della verità non è un cncetto astratto ma un impegno quotidiano. Buona lavoro Paolo!