Saviano ha ragione. Non ci sono troppi ragionamenti da fare: o si è dalla parte dei deboli, degli ultimi, dei perseguitati o si è dalla parte dei razzisti, degli intolleranti, degli xenofobi. Dunque è giusto chiedere a chiunque abbia voce di alzarla e di contrastare l’operato di tutti quelli che, giorno dopo giorno, stano trasformando l’Italia da paese della solidarietà e dell’accoglienza in un paese intollerante e schierato con la peggiore destra europea, quella di Orban.
Ciascuno di noi ha le sue piccole o grandi possibilità di comunicare, di parlare, di farsi sentire. Ma sono ormai davvero troppi, in tutte le categorie e in tutti gli ambienti della nostra società, quelli che non plaudono a questa politica spietata ed estremista, ma ostentano indifferenza, non intervengono, non si sbilanciano, in una sorta di vigile attesa per capire verso dove andrà il vento. Forse mi condizionano i 35 anni passati alla Rai, dove l’apparente indifferenza dell’attesa è un’arte diffusa e sofisticata.
Noi di Articolo 21 non apparteniamo alla categoria degli indifferenti, siano nati e cresciuti per opporci all’indifferenza. Non è un caso se pochi giorni fa abbiamo premiato Roberto Saviano e altri, come Aboubakar Soumahoro, che si sente rispondere dalle agenzie che non si affittano case a stranieri, come negli anni ’50 facevano in Svizzera con gli immigrati italiani.
Noi siamo spaventati da proiettili ad aria compressa che colpiscono bambine rom, da una polizia che scrive “denunciate gli zingarelli”, da un ex candidato leghista che punta una pistola contro uno straniero, noi non siamo stati, non stiamo e non staremo in silenzio. E come noi una grande galassia di associazioni, di organizzazioni, di donne e uomini di buona volontà.
Per questo l’appuntamento di Assisi è una tappa fondamentale, un punto di raccolta di tante, diverse, multicolori voci contro il silenzio e la menzogna, contro la calunnia e la propaganda, contro le minacce e gli insulti. E contro la colpevole indifferenza.