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Migranti. Quelle parole (attuali) del senatore Corrao

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Siamo tornati al clima del 2011, quando al Governo c’era il centrodestra e la politica contro i migranti non sembra essere diversa da quella di oggi. Il Governo in carica si dice dovrebbe segnare il distinguo dall’ex cavaliere milanese , ma con Salvini all’Interno ci pare proprio che non sia così, almeno parlando di immigrazione. Quando intervistai Corrao, pochi giorni prima del suo omicidio, nell’agosto 2011, egli si presentò parecchio arrabbiato. Era arrabbiato per la politica del Governo del tempo sull’immigrazione. Auspicava un intervento opposto del Governo siciliano. Quelle sue parole oggi restano attuali. Corrao lo incontrai a Gibellina mentre era spettatore di una pièce teatrale, proposta dal cartellone del “Circuito del Mito”.

Sul palcoscenico le “Supplici” di Gabriele Vacis, i testi della tragedia di Eschilo mischiati alle parole degli sventurati che affrontano il Mediterraneo per arrivare sulle nostre coste. Sono passati secoli, ma nei tempi andati, quelli che hanno scritto la storia secolare della nostra terra, agli stranieri veniva data accoglienza, ma in quel 2011 c’era chi ogni giorno dalle stanze del Governo italiano parlava di respingimenti e di trattenimenti in strutture lager. Oggi c’è chi pensa sia giusto nemmeno farli arrivare, facendoli morire in mare. La comta dei morti è alta, 564 morti, almeno dei naufragi che si conoscono, e non sapendo di quanti ne muoiono nei loro viaggi dall’entroterra dell’Africa verso la costa libica.

Corrao fu deciso nelle sue parole, disse che il nostro vivere quotidiano è diventato “stonato” rispetto alla nostra storia. Lo ha fatto parlando della Sicilia, delle mille culture che si sono per secoli qui intrecciati. Parlò di un “nuovo nazismo” promosso da quel Governo di Roma. Oggi sono parole che dovremmo ripetere con forza. Le parole del ministro Salvini non sono diverse da wuelle dei suoi predecessori del 2011. A oltre duemila anni di distanza, il monito di Pericle agli ateniesi resta inascoltato, nel 2011 come oggi nel 2018. Gli stranieri in quella terra erano degli ospiti, da noi sono quasi dei nemici. “Gli stranieri erano sacri – disse Corrao – quello che mi addolora oltre la tragedia umana è questa politica del Governo legato agli schemi di un rinascente nazismo. Avere trasformato il mare Mediterraneo in un mare di sangue, in un sepolcro dove soltanto la luna versa qualche lacrima, con migliaia e migliaia di persone scomparse”. Ieri come oggi la Sicilia potrebbe giocare un ruolo, ma il Governo Musumeci non è distante da Salvini, tanto che il nostro presidente della Regione ha scelto addirittura di partecipare all'”adunata” di Pontida indetta dalla Lega di Salvini. “La Sicilia – ci spiegò Corrao – dovrebbe rivendicare il suo diritto alle coste e non consentire, come oltretutto gli permetterebbe il suo Statuto, che il governo nazionale si interessi della vigilanza nel modo in cui se ne interessa.

Questa è una delle battaglie vere dell’autonomia siciliana, per governare il territorio. Ciò che sta accadendo è la negazione della nostra civiltà, della nostra identità: noi siamo quello che siamo per l’accoglienza che abbiamo dato agli stranieri. Noi siamo una civiltà così plurale perché siamo stati aperti. E non si trattava di accogliere mille, duemila persone. Si pensi agli albanesi, ai greci ai profughi di Troia, che fondarono qui le città di Segesta e di Erice. Come possiamo dimenticare tutto questo, il sogno di una Sicilia terra di accoglienza, terra promessa per tutti. Non possiamo cancellare tutto con un comportamento che è peggio del nazismo. I nazisti costruivano le baracche, i forni. Questi oggi invece buttano a mare gli immigrati, per farli scomparire”.


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