La nave di Sos Mediterranèe e Msf pronte a tornare in zona Sar tra la fine di luglio e inizio agosto. A bordo più cibo e attrezzature predisposte anche per soste prolungate. “C’è una drammatica necessità di tornare in mare: picco drammatico della motalità”
MARSIGLIA – Molo 2, zona commerciale del Vieux-port di Marsiglia, al posto 110, nascosta tra le navi mercantili e quelle da crociera, c’è la nave Aquarius dell’ong Sos Mediterranèe, gestita in partnership con Medici senza frontiere, attraccata qui da quasi un mese. Ralph ci dà il benvenuto a bordo e ci augura buona giornata. Il sole picchia forte già dalla mattina, ma tutto intorno l’equipaggio continua incessante le attività di routine per la rimessa in attività dell’imbarcazione: tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, infatti, si torna in mare.
La lunga sosta tecnica, prolungata anche alla luce dell’incertezza dovuta al nuovo scenario politico, e alla guerra alle ong ormai dichiarata da parte del governo italiano, sta per finire. Ma restano le incognite. L’ultimo evento in cui l’Aquarius è stata coinvolta è coinciso con l’annuncio della chiusura dei porti italiani alle navi delle organizzazioni umanitarie da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Dopo giorni di tira e molla, infatti, il 17 giugno scorso, i 630 migranti a bordo (trasbordati in parte su due navi italiane) sono sbarcati a Valencia. Da allora ogni salvataggio in mare di migranti ha rappresentato un caso politico, anche quando ad essere coinvolte erano navi marcantili o della Guardia costiera italiana. Contemporaneamente la lista delle morti in mare si è allungata: a giugno secondo i dati dell’ Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni) le vittime sulla rotta del Mediterraneo centrale sono state 564, contro le 529 dello scorso anno, quando gli arrivi erano quasi il triplo di quelli attuali… Continua su redattoresociale