di Giulia Paltrinieri, vincitrice sesta edizione Premio Morrione categoria webdoc
Raccontare una storia partendo da un granello di sabbia. Era quello che volevo fare quando ho iniziato a guardare sotto la superficie del Grande Fiume, cercando le parole giuste per ricostruire le vicende che in tanti mi avevano raccontato, ed è quello che mi ha dato molte soddisfazioni. Ci sono quei giorni, però, in cui le parole diventano pietre e, nel loro piccolo, possono cambiare le cose. E allora la soddisfazione si trasforma in pragmatica completezza. Il giorno in cui è arrivata la sentenza su Cava Caselli è uno di quelli.
La storia di Cava Caselli e di quelle scorie di acciaieria di cui gli ambientalisti chiedevano insistentemente la rimozione era stata la prima scintilla dietro a “Le mani sul Fiume”. I cittadini erano convinti che quel materiale, mai rimosso dopo che gli scavi erano terminati, fosse potenzialmente inquinante e avevano presentato un esposto in Procura. Ora, a non molti mesi di distanza, il Tribunale di Mantova ha ufficialmente sancito la necessità di eliminare il Tenax da Cava Caselli e di procedere al più presto con i lavori di bonifica.
Per il giudice sarebbero assolutamente “discutibili le affermazioni del consulente tecnico sul fatto che il deposito di rifiuti speciali non autorizzato, quali i rifiuti ferrosi del tipo Tenax, sarebbe del tutto legittimo e non comporterebbe alcuna violazione, quasi che la coltivazione di una cava fosse la giusta occasione per liberarsi gratis di rifiuti speciali il cui smaltimento costituirebbe un costo per il produttore, e ciò… Continua su premiomorrione