Oggi è stata scritta una meravigliosa pagina di Giustizia ed io la dedico a tutti Voi che mi siete stati accanto. In un territorio dove le denunce scarseggiano, la sentenza di condanna di chi mi voleva “massacrare”, dimostra che denunciare conviene.
Quando Francesco De Carolis, pluripregiudicato e fratello del boss di Siracusa, Luciano (detto Ciano u nano), a seguito di alcuni miei articoli d’inchiesta sulla mafia a Siracusa e sulle loro attività mafiose, mi aveva minacciato di morte con un audio le cui parole facevano rabbrividire, io denunciai subito ed accanto ho immediatamente trovato le Forze dell’Ordine e la Magistratura di Catania.
Le parole di De Carolis erano queste:
“Gran pezzo di merda, appena vedo di nuovo la mia faccia, di mio fratello che oggi è la corona della mia testa, in un articolo tuo ti vengo a cercare fino a casa e ti massacro.
Il giorno in cui ti incontro giuro giuro che con due gran pugni nella faccia ti devo mandare all’ospedale. Devo perdere il nome mio se non ti prendo la mandibola e te la metto dietro.
E poi denunciami sta minchia, ti massacro e con le mani non c’è il carcere, pezzo di merda te lo dico già subito”.
Lo vedremo nelle motivazioni, ma con la sentenza di oggi del Tribunale di Siracusa viene stabilito che De Carolis mi aveva minacciato di morte, tentando la violenza privata, per agevolare l’attività mafiosa del fratello, boss di Siracusa e fino a due settimane fa reggente del clan “Bottaro-Attanasio”.
Bisogna fidarsi del lavoro degli Inquirenti e dei Magistrati, io l’ho sempre fatto, denunciando in ogni drammatica occasione ed oggi ringrazio loro per non avermi abbandonato mai, nei momenti più bui. Nei momenti di maggiore paura, come questi ultimi.
Ringrazio il mio avvocato, Vincenzo Ragazzi, la Fnsi, l’Ordine nazionale e regionale dei Giornalisti, l’UsigRai per essermi stati accanto, i miei colleghi, Libera, la Fondazione Caponnetto, la Cgil, le tante associazioni ed i semplici cittadini.
Un giorno questa Terra sarà bellissima, verrà liberata da chi vorrebbe toglierci il futuro e ciò accadrà con l’impegno di ognuno di noi.
Ma per favore: sempre insieme.
Lo so che oggi è una tappa, che ci saranno ancora tanti momenti difficili e di grande paura. So che “cosa nostra” non lascia inevase le proprie condanne a morte.
Ma il mio sorriso, quello che avrebbero voluto farmi perdere, seppur stanco, è ancora presente e lo dedico ad ognuno di Voi. Grazie di cuore.