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La Cassazione sentenzia: “Sequestrare qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega Nord, ovunque sia”

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E’ sempre più incerto il futuro economico della Lega guidata oggi dal vicepremier, ministro dell’Interno e segretario di quel partito, Matteo Salvini. Una sentenza shock, per le donne e gli uomini con l’immaginetta di Alberto da Giussano, è stata depositata in questo primo martedì di luglio dai giudici della Cassazione. Un pronunciamento che aggrava ancor di più il conto economico di quel partito, visto che viene stabilito a chiare note come si deve procedere per recuperare per intero i 49 milioni di euro scomparsi nel nulla nel corso delle segreterie prima di Bossi, poi di Maroni ed in parte da quella dell’attuale segretario.

I giudici della Suprema Corte hanno infatti stabilito che i futuri introiti vanno sequestrati “ovunque venga rinvenuta” qualsiasi somma di denaro riferibile al partito – su conti bancari, libretti, depositi – fino a raggiungere 49 milioni di euro, provento della truffa allo Stato per la quale sono stati condannati nel luglio 2017 in primo grado l’ex leader Umberto Bossi e l’ex cassiere Francesco Belsito. La Cassazione, tecnicamente, lo sottolinea nelle motivazioni che accolgono il ricorso della Procura di Genova contro il movimento di Matteo Salvini, che si era opposto ai sequestri a tappeto. Il tribunale del Riesame, competente sul caso, deve ora seguire le indicazioni degli ermellini ed è chiaro che per il partito si pone un problema decisamente rilevante e di difficile, quasi impossibile soluzione. Va detto che sul punto è già scontro tra accusa e difesa. Secondo la Cassazione, infatti, la Guardia di Finanza può procedere al blocco dei conti della Lega in forza del decreto di sequestro, emesso lo scorso 4 settembre dal pm di Genova. Non serve quindi un nuovo provvedimento per eventuali somme trovate su conti in momenti successivi al decreto.

L’avvocato del Carroccio, Giovanni Ponti, sostiene invece che le uniche somme sequestrabili sono quelle trovate sui conti “al momento dell’esecuzione del sequestro” con “conseguente inammissibilità delle richieste del pm di procedere anche al sequestro delle somme ‘depositande’”. Le carte prodotte dalla difesa della Lega, dicono, nel dettaglio che il pm potrebbe chiedere la confisca “anche delle somme future” solo durante il processo di appello. Ma la Cassazione ha obiettato che i soldi sui conti potrebbero non essere stati trovati al momento del decreto “per una impossibilità transitoria o reversibile” e il pm non deve dare conto di tutte le attività di indagine svolte “altrimenti la funzione cautelare del sequestro potrebbe essere facilmente elusa durante il tempo occorrente per il loro compimento”. Dunque, punto e a capo, con i conti vicini al rosso, e che, probabilmente, resteranno così ancora per qualche tempo.

Da jobsnews


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