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“Dillo tu a mammà”, quando i libri aiutano a superare i pregiudizi contro la comunità LGBT. Intervista a Pierpaolo Mandetta

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250 mila persone sabato scorso sono scese per le strade per il Milano Pride, manifestazione a favore delle tematiche di uguaglianza LGBT e di genere, che non ha certo bisogno di presentazioni e che ha coinvolto gente da tutta la città e dalle provincie limitrofi. “Civili ma non abbastanza” è stato il tema della giornata, chiaro riferimento alle unioni civili e alle battaglie ancora in corso per l’uguaglianza, che ha visto la partecipazione di associazioni, movimenti civili e singoli cittadini. La manifestazione di Milano ha chiuso un mese dedicato al pride in tutta Italia in cui tutte le regioni sono state scenario della parata per i diritti.
La battaglia su questo difficile percorso in salita non si esaurisce con le parate di giugno ma coinvolge i diretti interessati (e non) con iniziative durante tutto l’anno, e un contributo alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica, oltre che dalla politica e dall’attivismo, arriva senz’altro dall’arte, dal cinema e dalla letteratura. Proprio dal mondo dei libri, il 2017 è stato l’anno del successo editoriale del romanzo ‘Dillo tu a mammà” di Pierpaolo Mandetta e pubblicato da Rizzoli, che vede come protagonista Samuele, un ragazzo del Sud ma trapiantato a Milano, che torna dai suoi in Campania e fa coming out, il tutto raccontato con ironia e leggerezza.

“Dillo tu a mammà la storia è di un ragazzo ordinario, che è omosessuale o ma potrebbe essere eterosessuale, nessuno se lo chiede in un primo momento. – spiega l’autore ad Articolo21.info- Volevo raccontare con naturalezza la storia di un ragazzo gay che vive, fa shopping, si innamora come gli etero, la sessualità è raccontata come un dettaglio. Spesso nelle storie che hanno un protagonista gay c’è dell’attivismo, la voglia di riscatto, qui non è così. Ognuno vive la sua storia personale in modo differente, c’è chi soffre tantissimo, chi soffre meno. Il problema è che spesso chi soffre tanto vuole combattere per tutta la vita, non è abituato a trovare serenità. Samuele si crea dei nemici, crede di non essere accettato e invece lo è. Ma come? Passi tutta la vita ad angosciarti e poi va a finire così? Certo, è possibile anche che i genitori ti accettino. Ci si prepara sempre allo scontro titanico ma magari la guerra non c’è. I miei genitori sono cambiati molto dopo il romanzo, ci siamo evitati tutta la vita ma alla fine ci siamo ritrovati, non che mi vietassero qualcosa, ma avevano delle paure. Per questo non li ho avuti per la maggior parte della mia vita. C’erano sì mamma e papà, ma non sapevano niente di me. Alle presentazioni del romanzo hanno pianto perché si sono resi conto di quello che c’è stato ed è molto bello recupere il tempo perduto, ti fa capire che le cose raccontate in maniera più semplice possono essere le migliori”

Qual è stato secondo te il segreto del successo di questo romanzo, visto che è stato presentato addirittura alla Camera con l’onorevole Monica Cirinnà?
“Penso che il senso del romanzo vada ricercato proprio nella sua naturalezza. La storia di Samuele è innanzitutto la storia comunissima di un giovane che ha difficoltà con i suoi genitori, la questione della sua omosessualità arriva solo in un secondo momento. Il conflitto generazionale, soprattutto in ambienti con un sistema familiare molto rigido, è frequentissimo. Chi non è mai entrato in collisione con i propri genitori per delle scelte non condivise? Ecco, portando la questione su un campo ‘neutrale’ e sgombro di pregiudizi, la vicenda personale di Samuele diventa comune, quasi banale. Samuele è il mio alter ego, solo che io vivo prima di lui le tragicommedie di cui poi scrivo”.

Tragicommedie presenti anche nel tuo ultimo volume autopubblicato ‘Vagamente Suscettibile”
“Con Vagamente suscettibile ho voluto togliermi diversi ‘sassolini dalla scarpa’. In realtà sono pezzi scritti per il web e per i social accompagnati dalle mie vicende personale che andavano sistemati, un po’ come una vecchia soffitta. C’erano cose andavano dette, nonostante non siano bellissime da raccontare, ma al tempo stesso potevano essere d’aiuto per altre persone, ed infatti ho ricevuto dei messaggi di ringraziamento”.

In entrambi i libri si parla molto di Sud Italia: ultimamente hai deciso anche di trasferirti di nuovo al Meridione…
“Il Sud con i suoi modi di fare e le sue vecchine è sempre stato l’oggetto preferito della mia curiosità. Ho vissuto tre anni a Milano, in cui ero impegnato, e non l’ho trovata adatta a me. Spesso c’è una pressione sociale che spinge i giovani verso Nord e infatti non ti dico quanta gente è rimasta colpita dal fatto che sono tornato a vivere al Sud da Milano. Mi mancava la natura e certi modi di vivere, ora sto molto meglio”.

Dillo tu a mammà è stato presentato in molte scuole, come l’hanno accolto i ragazzi?
“I ragazzini di oggi, grazie alla loro visione internazionale e al guardare anche fuori dall’Italia, sono molto più aperti rispetto ai miei tempi. Certo rimangono casi di bullismo e un sistema di modelli adulti ancora un po’ chiuso di mente, ma per fortuna l’innocenza a quell’età nella maggior parte dei casi li rende liberi da preconcetti. C’è un’affettività diversa”

Vale la pena rispondere ad un ministro della famiglia che asserisce che le famiglie arcobaleno non esistono?
“Vale sempre la pena rispondere, specialmente quando si vanno a cavalcare le paure più becere. Ho amici e partenti che nonostante sappiano di me e vedano che è normale essere gay, hanno quasi dimenticato che certe parole possono far male, commentando con frasi del tipo “Sì, vabbè, ma loro vogliono sistemare un’altra serie di problemi”. C’è sempre bisogno di dire io esisto e dobbiamo ribadire che esistiamo tutti nello stesso momento non prima gli etero e poi i gay, o prima gli uomini e poi le donne, la popolazione è una e deve essere riconosciuta contemporaneamente nella sua totalità”


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