Purtroppo il peggio è avvenuto. I profughi sudanesi a Roma sono stati sgomberati dallo stabile di Scorticabove dove vivevano dal 2004. E il Comune non ha fatto nulla per impedirlo, nonostante gli appelli a trovare una soluzione a questa nuova emergenza abitativa che ricorda la vicenda di via Curtatone.
Hanno mandato per strada 120 rifugiati politici del Sudan, molti provenienti dal Darfur senza alcun rispetto delle regole del sistema di assistenza ai richiedenti asilo. “Non si può fare uno sgombero così, senza nemmeno avvisare” è la denuncia degli attivisti.
Il Comune ha ricevuto piu volte comunicazioni, sia da Italians for Darfur, associazione che presiedo, sia dai sindacati e dai movimenti per il diritto alla casa sullo stato della situazione e nessuno ha mai risposto. Nonostante i solleciti di Asia Usb, Movimenti per il diritto all’abitare e rifugiati, di cui è portavoce Aboubakar Soumahoro, il sindaco di Roma non è intervenuto in alcun modo. Facciamo fatica a credere, come ha evidenziato la stessa Usb, che non ci siano in tutta Roma 120 posti per persone perseguitate nel loro Paese. Si tratta di rifugiati costretti a fuggire dopo aver subito violenze e vessazioni e oggi abbandonati a loro stessi.
La Polizia non ha avuto alcun riguardo per questi ragazzi che da oggi non hanno più un tetto sulla testa.
I primi effetti dell’opera salviniana come dimostra l’annuncio dello spostamento di 42 milioni dall’accoglienza ai rimpatri e la richiesta del ministro dell’Interno di velocizzare l’esame delle istanze per imprimere una stretta sulla concessione dei permessi di soggiorno.
Articolo 21 si affianca a Italians for Darfur e ai sindacati nel chiedere alle Istituzioni di sedersi a un tavolo per incontrare dei rifugiati sgomberati nel rispetto delle regole e degli accordi internazionali.