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Con “seconde generazioni” e naturalizzati l’Atletica italiana è tutta da scoprire

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La foto del podio delle velociste italiane premiate a Tarragona, in Spagna, racconta solo un pezzo di un puzzle più grande. Sono tanti gli atleti azzurri di seconda generazione o arrivati in Italia per diversi motivi. Tante storie di successi che hanno portato la bandiera italiana sul podio in tutto in mondo

 

ROMA – Sono diventate il volto dell’atletica italiana in men che non si dica. Tutto merito della medaglia d’oro ricevuta alla 18esima edizione ai Giochi del Mediterraneo per essere state le più veloci nella staffetta 4×400. Una foto al termine della gara con la bandiera italiana alle spalle e il volto sorridente delle quattro velociste azzurre ha spopolato sul web diventando un caso per via dell’hashtag #primeleitaliane. Ci è voluto poco per finire dritto sulle prime pagine dei giornali e da Saviano fino allo stesso ministro dell’Interno e leader della Lega, Matteo Salvini, sono in tanti ad aver postato e rilanciato la foto complimentandosi per il risultato, non senza qualche polemica sull’uso della foto.

Raphaela Luduko, Maria Benedicta Chigbolu, Libania Grenot e Ayomide Folorunso – questi i nomi delle quattro velociste italiane premiate in questi giorni a Tarragona, in Spagna – tuttavia sono solo quattro dei tanti atleti italiani figli di immigrati o che hanno ottenuto la cittadinanza italiana successivamente. Basta dare un’occhiata ai nomi delle schede di alcuni dei migliori atleti azzurri in attività della Federazione italiana di atletica leggera (Fidal) per capire che non è una novità.

Le azzurre della 4×400, Lukudo, Chigbolu, Grenot e Folorunso. Foto Ferraro/CONI
Le azzurre della 4x400: Lukudo, Chigbolu, Grenot e Folorunso (foto Ferraro/CONI)

Sono tantissimi, infatti, i giovani di seconda generazione o i nuovi cittadini italiani che portano la bandiera italiana sul podio in giro per il mondo. Una varietà di paesi d’origine, storie e percorsi personali che spesso finiscono sotto i riflettori soltanto quando salgono sugli scalini di un podio. Ci sono figli di immigrati, giovani atleti adottati da famiglie italiane in tenera età, ma ci sono anche cittadini italiani arrivati come rifugiati. Gareggiano per diverse organizzazioni sportive, tra cui anche quelle della Guardia di Finanza, dei Carabinieri, dell’Aeronautica, della Polizia di Stato e dell’Esercito italiano. Come Ahmed Abdelwahed, 22enne romano nato da genitori egiziani. Dal 2008 pratica atletica leggera con le Fiamme Gialle. È medaglia d’oro sui 2000 metri siepi alle Gymnasiadi di Brasilia 2013 e argento sui 3000 metri siepi agli Europei under 23 di Bydgoszcz 2017. Mohad Abdikadar Sheik Ali, invece, è nato a Bulahawo, in Somalia, nel 1993. Arrivato in Italia nel 2006 come rifugiato, è cittadino italiano dal 2011. Gareggia con il Centro Sportivo Aeronautica Militare. Il suo esordio agli Europei juniores di Tallinn, dove nel 2015 ha conquistato l’argento europeo under 23. Abdoullah Bamoussa è nato a Oulad Berhil (Marocco) nel 1986. È un siepista e mezzofondista italiano. Ha ottenuto la cittadinanza italiana nel luglio 2015. Nel 2016 ha rappresentato l’Italia ai Giochi olimpici estivi di Rio de Janeiro nella gara dei 3000 metri siepi. Jose Reynaldo Bencosme De Leon, invece, è nato a La Vega (Repubblica Dominicana) nel 1992. È arrivato in Italia con la madre nel 2004 stabilendosi in provincia di Cuneo e ottenendo la cittadinanza italiana nel 2009. Nel suo palmares c’è un bronzo nei Mondiali under 18 di Bressanone e agli Europei under 20.

Per il Centro sportivo dei Carabinieri, sezione atletica, invece, corre Yohanes Chiappinelli. Nato ad Addis Abeba, all’età di sette anni è stato adottato da una famiglia senese. “Nel 2015, nemmeno maggiorenne, è diventato il secondo siepista junior di sempre in Italia – spiega la Fidal -, vincendo poi il titolo europeo under 20 per entrare nei Carabinieri proveniente dall’Uisp Atletica Siena, mentre nel 2016 con il quinto posto mondiale ha tolto a Francesco Panetta il record nazionale di categoria. Nel 2017 ha conquistato l’oro europeo under 23”.
Sono in tanti quelli che, come Yohanes, sono arrivati in Italia perché adottati da famiglie italiane. Come Yemaneberhan Crippa, nato a Wollo (Etiopia) nel 1996. “La guerra civile in Etiopia lo ha strappato alla sua famiglia – si legge sul suo profilo sul sito della Fidal -, originaria del Nord-Est del Paese, e lo ha portato in un orfanotrofio di Addis Abeba dove è stato adottato da bambino con i fratelli da una coppia milanese”. Oggi gareggia per il Gruppo Sportivo Fiamme Oro, ovvero gruppo sportivo della Polizia di Stato. Nel 2014 ha conquistato l’oro juniores, individuale e a squadre, agli Europei di cross. Un titolo confermato nella stagione 2015, in cui ha vinto anche il bronzo europeo under 20 nei 5000 metri. Nel 2016 bronzo individuale e oro a squadre under 23 agli Europei di corsa campestre, nel 2017 ha stabilito il primato italiano assoluto dei 5000 al coperto a Birmingham, vincendo poi l’oro europeo under 23.

Eseosa Fostine Desalu, invece, è nato a Casalmaggiore (Cremona), nel 1994 ma ha acquisito la cittadinanza italiana nel 2012, una volta maggiorenne. Anche lui nelle Fiamme Gialle, nel 2016 è diventato “il terzo italiano di sempre sulla distanza, dietro a Pietro Mennea e Andrew Howe, correndo agli Assoluti di Rieti”, si legge sul sito della Fidal. Per il Centro sportivo dell’Esercito, invece, corre Eusebio Haliti. Nato a Scutari, in Albania, nel 1991, si è trasferito in Italia all’età di 9 anni con il padre. Nonostante i primi successi, si legge sul sito della Fidal, “in base alla vigente normativa, fino al sospirato ottenimento della cittadinanza italiana (avvenuto a metà del 2012) si vede precludere la possibilità di vestire la maglia azzurra, indossata per la prima volta agli Europei Indoor di Goteborg nel 2013.

Anche le velociste italiane immortalate nella foto dei Giochi del Mediterraneo hanno ben più da raccontare rispetto al podio conquistato in Spagna. Di Maria Benedicta Chigbolu, nata a Roma nel 1989, la Fidal racconta del nonno Julius. “Una celebrità in Nigeria – si legge sulla sua scheda Fidal -: ha partecipato ai Giochi olimpici di Melbourne 1956 arrivando in finale nel salto in alto ed è stato anche presidente della Federatletica nigeriana”. Chigbolu corre per il Centro sportivo dell’Esercito. Nel suo palmares c’è il bronzo europeo della 4×400 nel 2016 e un primato italiano con la staffetta azzurra ai Giochi di Rio.
Ad Aversa, in provincia di Caserta, è nata invece Raphaela Boaheng Lukudo. La famiglia ha origini sudanesi, da tempo residente in Italia. Dal giugno 2015 si allena nel centro sportivo dell’Esercito. Nel 2018, oltre alla vittoria che ha fatto il giro del web, c’è il quinto posto ai Mondiali indoor e un primato nazionale nella 4×400. Anche Ayomide Folorunso non è nuova alle cronache sportive. Nata a Abeokuta (Nigeria) si trasferisce in Italia nel 2004 insieme alla famiglia. Si allena con le Fiamme oro di Padova dal 2015. Nel 2016, agli Assoluti di Rieti, ha stabilito il primato italiano under 23 dei 400 ostacoli e un quarto posto in finale agli Europei di Amsterdam. Semifinalista ai Giochi di Rio dove ha realizzato il primato italiano con la staffetta 4×400 azzurra e nel 2017 due ori internazionali (Europei under 23 e Universiadi). Nel 2018 ha corso il record nazionale italiano al coperto della 4×400 ai Mondiali indoor.
A Santiago de Cuba, invece, nasce Libania Grenot, la quarta velocista del podio dei Giochi del Mediterraneo. Prende la cittadinanza italiana nel 2008. “Nel 2014 la consacrazione internazionale con la vittoria agli Europei di Zurigo, mentre il 27 maggio 2016 è diventata primatista italiana dei 200 metri a Tampa, negli Stati Uniti – si legge sul sito della Fidal -. Ha confermato il titolo continentale nel 2016 ad Amsterdam, dove ha conquistato anche il bronzo con la 4×400 azzurra, poi la sua prima finale olimpica individuale a Rio, seguita dal record italiano in staffetta”.

Libania Grenot. Foto: Fb
Libania Grenot

Sebbene tra le presenze in nazionale gli uomini siano i più numerosi, tra le atlete non mancano altre storie come le quattro appena raccontate. Come quella di Gloria Hooper, velocista italiana di origine ghanese (si allena con il Centro sportivo dei Carabinieri) medaglia d’argento nella staffetta 4×100 metri agli Europei juniores del 2011 e due volte  bronzo nel 2013 agli Europei under 23. Dal 2017 si è trasferita in Inghilterra, dove vive il resto della famiglia. Daisy Osakue, invece, è nata a Torino da genitori nigeriani. “Da sempre torinese – si legge sul sito della Fidal -, ha ottenuto la cittadinanza italiana solo nell’inverno 2014, al compimento della maggiore età”. Osakue è una discobola e pesista italiana, primatista italiana under 23 del lancio del disco. Dal 2017 si è trasferita alla Angelo State University, in Texas, dove continua a collezionare successi.

Per l’Aeronautica militare, invece, gareggia Yadisleidy Pedroso. Nata a L’Avana (Cuba) nel 1987, è cittadina italiana dal 2013. Prima ancora ha indossato la maglia della nazionale cubana. Pedroso è un’ostacolista specializzata nei 400 metri ostacoli. Nel 2013, al meeting di Shanghai, ha stabilito il record italiano proprio nei 400 ostacoli. Nicole Svetlana Reina, invece, è nata in Ucraina nel 1997 ma all’età di 5 anni è stata adottata da genitori italiani. Ha vinto il titolo italiano assoluto dei 3000 metri siepi nel 2013 da allieva e dal 2011 ad oggi ha vinto altri titoli italiani giovanili, fissando alcuni record. Laila Soufyane, infine, è nata in Marocco. È una maratoneta e mezzofondista campionessa iridata nei Mondiali militari di maratona a Torino 2016 e medaglia d’oro a squadre nella Coppa Europa dei 10000 metri ad Oslo 2011. Storie e percorsi diversi che raccontano bene l’Italia di oggi e che hanno tanto in comune, a partire da una maglia azzurra da portare fino al fotofinish. (ga)

Da redattoresociale


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