80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Un nuovo centrosinistra dovrà fare a meno del personalismo

0 0

Per il centrosinistra, l’insuccesso elettorale nelle amministrative, pur essendo stato previsto, è risultato ugualmente disastroso, senza attenuanti. Mette in discussione l’esistenza stessa del Pd e del centrosinistra di oggi. A questo punto o le varie correnti interne hanno uno scatto di razionalità elevata o davvero segneranno il declino definitivo di un soggetto politico, il Pd, nato male e vissuto peggio sotto guide o tentennati o arroganti e personalistiche.

Sembra fallito sia il disegno di coloro che hanno guardato con nostalgia al fenomeno, irripetibile, della sinistra novecentesca, sia quello di coloro che hanno pensato a un partito liberal-democratico che tagliasse il cordone ombelicale con il fenomeno della sinistra sociale cattolica e di quella ex comunista. Come è stato detto più volte, la fusione a freddo non ha funzionato. Il Pd e il centrosinistra non sono esplosi ma implosi. Cosa fare a questo punto? Intanto un congresso vero, con la gente che si confronta e dibatte nelle varie sedi fisiche, quelle poche esistenti e quelle da riaprire in tutte quelle città e medi e piccoli centri, dove la delega è stata assegnata dall’alto a proconsoli fedeli ma non sempre all’altezza del compito. Un dibattito non dilaniante e mirante invece ad eleggere democraticamente un nuovo gruppo dirigente, unitario e plurale. Ciò richiede la disponibilità di tutti a fare un passo di lato senza rinunciare a dare il proprio contributo di idee e di azione unitaria. Non più correnti interne chiuse ma impegno di unità nella pluralità di idee e culture.

Presupposto che ci siano valori fondanti comuni, quali? Tentiamo una schematica elencazione:
– in economia, neoliberisti o neokeynesiani?
– ci si fa carico dei problemi dei più deboli e di un nuovo welfare?
– si vuole rappresentare il mondo del lavoro nella sua nuova struttura articolata, dalle attività produttive ai servizi e alle professioni?
– si assume il principio istituzionale della rimozione di ogni ostacolo di ordine economico e sociale (art. 3 Cost.) e dell’utilità sociale delle imprese private e pubbliche (artt. 41, 42, 43, 44, 45 Cost.)?

Tutto ciò sembra molto scolastico, ma è chiaro che un nuovo centrosinistra dovrà fare a meno del personalismo e pensare a un collettivo o una leadership unitaria fondata su valori che hanno le radici anche nella storia del passato, ma che guardino al mondo di oggi, alle sue nuove povertà, diseguaglianze, migrazioni epocali, paura e insicurezza di massa. Se gli operai di Ivrea, dopo 74 anni, votano Lega e non più la sinistra, ci sarà un motivo. Se quella grande massa di giovani disoccupati o Neet della Sicilia e del Mezzogiorno votano centrodestra o 5S, non è solo un problema di comunicazione. Quante riunioni sul territorio sono state tenute prima, durante e dopo la campagna elettorale?

Riprendere il filo storico interrotto della sinistra non significa solo cambiare nome al partito, ma cambiarne la politica e la cultura generale della sua classe dirigente, sempre più simile ad una casta impegnata a difendere il suo ruolo più che a risolvere i problemi degli sfruttati vecchi e nuovi.

 


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.