Salvini è il vero dominus. Applausi per Mattarella e Cottarelli. A sinistra si apre il dibattito sul che fare
Di Pino Salerno
Insomma, tanto tuonò che piovve. Dopo una lunga maratona durata diverse ore, l’incontro tra le delegazioni del Movimento 5Stelle e Lega, con l’aggiunta per una fase di Fratelli d’Italia ha partorito due risultati: il primo è che il partito di Giorgia Meloni non entra in maggioranza per esplicita richiesta di Luigi Di Maio (dopo che la base grillina aveva letteralmente intasato il Blog delle stelle di post molto arrabbiati), e il secondo risultato è che è stato risolto il rebus dei ministri di un Consiglio guidato dal professor Giuseppe Conte. Nel frattempo, Carlo Cottarelli, in stand by fino alla decisione finale dei due leader, sale al Quirinale per rimettere formalmente il mandato, tra gli applausi dei giornalisti. “Si è formata e negli ultimi giorni e si è concretizzata la prospettiva di un governo politico – ha spiegato l’ex commissario alla spending review – Non risulta quindi più necessario formare un governo tecnico e ho rimesso al presidente il mandato che mi aveva conferito. E’ stato un motivo di grande onore lavorare al servizio del Paese. La formazione di un governo politico – ha aggiunto Cottarelli – è di gran lunga la migliore soluzione per il Paese, perché evita l’incertezza che sarebbe scaturita da nuove elezioni”. E infine Sergio Mattarella, che al termine di una lunghissima giornata, scende nella salone d’onore del Quirinale per salutare i giornalisti: “Grazie per il vostro lavoro, per aver seguito tutto questo lungo e complesso itinerario che ha portato al nuovo governo. Buon lavoro per il futuro”. Il gesto del presidente è stato accolto dai cronisti nel salone d’onore con un lungo applauso, col quale si riconosce la dignità, il senso dello stato e la responsabilità del nostro Capo dello Stato. Un applauso al quale si aggiunge anche quello della redazione di Jobsnews.it, convinta che Mattarella abbia operato sempre nel solco della Costituzione, nel rispetto che l’Istituzione presidenziale merita.
I nomi dei ministri del primo governo Lega-M5S
Nella futura squadra targata Giuseppe Conte, che giurerà già venerdì primo giugno, i ‘soci di maggioranza’ Matteo Salvini e Luigi Di Maio ricopriranno un ruolo centrale: entrambi dovrebbero essere vicepremier; in particolare, il leader della Lega guiderà il Viminale, mentre il capo politico dei pentastellati sarà ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro e delle Politiche sociali. Sono 18 i ministri del Governo di Giuseppe Conte. Dopo lo sblocco dell’impasse con il vertice tra i leader delle due forze che sostengono la maggioranza, il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, e il segretario della Lega, Matteo Salvini, la squadra si arricchisce di una casella per permettere a Paolo Savona di entrare, ma non alla guida del Mef, che è affidato a Giovanni Tria. L’economista si occuperà invece dei rapporti con l’Europa. Ai Rapporti con il Parlamento il 5S Riccardo Fraccaro, attuale questore anziano della Camera, mentre Giulia Bongiorno (in quota Carroccio) andrà alla Pubblica amministrazione. Guardasigilli sarà Alfonso Bonafede, agli Affari regionali e autonomie andrà Enrica Stefani, al ministero del Sud, Barbara Lezzi, alla Disabilità e alla Famiglia Lorenzo Fontana, alla Difesa Elisabetta Trenta, alle Infrastrutture e Trasporti Danilo Toninelli, all’Istruzione Marco Bussetti, ai Beni culturali Alberto Bonisoli, alle Politiche agricole Gianmarco Centinaio e alla Salute l’attuale capogruppo M5S alla Camera, Giulia Grillo. Ministro della Cultura Alberto Bonisoli, agli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Sottosegreterio alla presidenza del Consiglio confermato il vicesegretario leghista, Giancarlo Giorgetti.
Le prime reazioni sulla stampa internazionale: si segnalano le tante incognite e soprattutto è definito “governo populista”
La nascita del Governo di Movimento Cinque Stelle e Lega guadagna spazio sugli online dei principali quotidiani internazionali che sottolineano, con diverse sfumature, le incognite che un Governo “populista” in uno dei Paesi fondatori dell’Ue apre per l’Europa e per i mercati. Il conservatore britannico TELEGRAPH titola ‘I partiti populisti dell’Italia trovano un nuovo accordo per formare un Governo’ e nel testo scrive: “La prospettiva del primo Governo populista ed euroscettico dell’Europa occidentale farà innervosire Bruxelles e potrebbe portare ulteriore turbamento sui mercati finanziari non solo in Europa, ma anche nel resto del mondo”. ‘Verso un’uscita della crisi in Italia?’, si chiede LE MONDE, parlando del nuovo incarico a Giuseppe Conte. “Quanto a Paolo Savona, economista che considera l’euro come una gabbia tedesca, e su cui il presidente Mattarella aveva posto un veto, è stato nominato agli Affari europei mentre all’Economia va Giuseppe Tria, professore favorevole alla permanenza nell’euro”. Un commento su LE FIGARO titola: ‘La commedia a Roma inquieta l’Italia’, e sottotitola: ‘Fra calcoli machiavellici e teatro, l’Italia affonda in una crisi che mette in agitazione i mercati’. Lo spagnolo EL PAIS ricorda che “a quasi 90 giorni dalle elezioni, la Lega e il Movimento 5 Stelle sono riusciti a raggiungere un accordo per formare un esecutivo che cercherà di governare l’Italia”. E “dopo giorni di enormi tensioni e una lunga trattativa, entrambe le parti hanno deciso di sostituire l’euroscettico Paolo Savona con Giovanni Tria al Ministero dell’Economia” e Savona, “ironia della politica, occuperà il dicastero degli Affari Europei”. Per il WALL STREET JOURNAL l’Italia è l’apertura della homepage: ‘I partiti politici italiani 5 Stelle e Lega raggiungono un accordo su un Governo di coalizione’. ‘Il nuovo Governo sarà guidato dall’avvocato e accademico Giuseppe Conte, che era stato la scelta dei due alleati nel loro primo tentativo’, è il sottotitolo. La BBC titola ‘I due partiti populisti italiani hanno rianimato i loro piani per formare un Governo di coalizione’. Secondo l’emittente britannica, il nuovo ministro dell’Economia Giovanni Tria “è critico dell’Ue ma non sostiene l’uscita dell’Italia dall’euro, così è stato più facile farlo accettare a Mattarella” al posto di Paolo Savona.
Le prime reazioni dai partiti di opposizione
“Ora opposizione a testa alta, costruendo l’alternativa. Difendendo le ragioni dei più deboli e i diritti sociali e civili delle persone”, scrive su twitter il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. “Nasce il governo Lega-M5S con il sostegno esterno di Fratelli d’Italia e l’autorizzazione di Berlusconi. È un mix davvero micidiale. Faremo opposizione con tutte le nostre energie”, scrive su Facebook il coordinatore nazionale di Mdp Roberto Speranza. “Speriamo almeno che la commedia che ha tenuto in scacco e reso ridicolo l’intero Paese per 90 giorni sia finita”, il commento della senatrice di LEU Loredana De Petris, presidente del Gruppo Misto. “Il governo che nasce – aggiunge – sembra il frutto di una fragile mediazione sull’economia, e nessuno scommetterebbe che la tregua reggerà a lungo. Non c’è stata invece nessuna mediazione su una Flat Tax che aumenterà le diseguaglianze invece di sanarle né sulle politiche xenofobe annunciate senza pudore nel Contratto, e garantite dall’assegnazione del ministero degli Interni a Salvini, senza che nessuno abbia avuto nulla da ridire sul progetto di deportare centinaia di migliaia di immigrati e di rom”, prosegue la senatrice di LEU.
Nel frattempo si apre il dibattito a sinistra sul che fare
Nel frattempo, a sinistra, si è aperto il dibattito sulla proposta lanciata dall’ex ministro Calenda sulla formazione di un “Fronte repubblicano” per combattere le destre. La proposta non è stata accolta di buon grado, intanto all’interno stesso del Pd, dove Martina, Michele Emiliano, e soprattutto Walter Veltroni hanno rilanciato la necessità di ricostruire il Partito democratico. Ma anche da Liberi e Uguali è pervenuto un fortissimo niet, dopo mille riunioni e tentennamenti, un’intervista molto chiara di Nicola Fratoianni, e le dichiarazioni contrarie di Stefano Fassina e Loredana De Petris, che propongono per Sinistra Italiana e per LeU una posizione politica differente, una sorta di terza via, tra “l’europeismo dell’establishment” di Renzi e Calenda, che ha già provocato mille disastri, milioni di poveri, e soprattutto lo sfruttamento di milioni di giovani.
L’appello di Pietro Grasso alle forze sociali e politiche di sinistra
“Serve una svolta, una radicale discontinuità con le politiche degli ultimi anni, un programma fondamentale chiaro, netto, che abbia al centro innanzitutto la parte più debole del paese, quella che ha pagato il prezzo più alto della crisi”, scrive il leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso, in un appello rivolto “a tutte le forze della sinistra e del campo democratico” in cui respinge la proposta di un fronte Repubblicano, “un’ammucchiata”, ma chiede di “ricucire le divisioni” con una “discontinuità di contenuti, di metodi, di gruppi dirigenti”. “La priorità – scrive Grasso dopo aver passato in rassegna le ragioni della crisi – deve essere la lotta senza quartiere alla svalorizzazione del lavoro: serve una legislazione che limiti la reiterazione di contratti precari all’infinito, che dia attuazione alla carta dei diritti promossa dalla Cgil, che riformi radicalmente il sistema previdenziale riducendo l’età pensionabile, che intervenga sulle delocalizzazioni selvagge. Il Mezzogiorno deve tornare ad essere centrale, con una nuova politica di investimenti diretti. Bisogna chiudere definitivamente l’epoca dei condoni fiscali e contrapporre alla Flat tax un principio semplice e chiaro: chi ha di più paga di più, contribuendo ad alleggerire il peso delle imposte sul ceto medio impoverito. Bisogna finalmente garantire un reale ed esigibile diritto alla cura”. In campo europeo “serve una proposta di revisione dei trattati, a partire dal patto di stabilità che soffoca gli investimenti senza contribuire a ridurre il debito, dalla modifica del Fiscal compact che vada nella direzione di una golden rule relativa a spese di investimento anche nazionali e quelle per ricerca, sviluppo e innovazione”. Liberi e Uguali, “nella consapevolezza della drammaticità di questo passaggio, rivolge un appello a tutte le forze politiche e sociali della sinistra”, per “un confronto per verificare la possibilità di una nuova proposta per il paese. Convinti che se la partita elettorale si trasforma nel bipolarismo tra insider e outsider, euroentusiasti ed euroscettici, rigoristi e sovranisti a pagarne il prezzo più alto sarebbe in primo luogo il Paese. Non serve quindi un indistinto fronte repubblicano, un’ammucchiata in difesa dell’esistente, ma una proposta che sappia ricucire le divisioni del passato dentro una nuova stagione politica. Serve una scossa!”.