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Strana “sinergia” fra governo e Istat. Inusuale incontro fra sottosegretaria Castelli e presidente Alleva

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La denuncia di Anzaldi. Oltre 5 milioni di persone in povertà assoluta. Spot di Salvini e Di Maio. Le risposte di Fassina e Fratoianni

Di Alessandro Cardulli

La notizia non sono i dati resi noti dall’Istat relativa ai 5 milioni e 58 mila persone che vivono in povertà assoluta, l’11,8% delle famiglie degli operai e il 6,1% di quelle dei lavoratori in generale. Per “povertà assoluta” Istat intende coloro che non possono affrontare la spesa mensile sufficiente ad acquistare beni e servizi considerati essenziali per uno standard di vita minimamente accettabile che varia in base ai componenti del nucleo e al territorio. In questa condizione di povertà sono stimate un milione e 778 mila famiglie, una su cinque con tre o più figli. I minori in povertà assoluta sono un milione e 208 mila. È il fenomeno dei ‘working poor’, i lavoratori poveri che emerge dai dati dell’Istat. L’incidenza della povertà assoluta nelle famiglie operaie, sottolinea l’istituto, “è più che doppia rispetto a quelle delle famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro” (4,2%), leggi pensionati. Ancora, il 40 % degli stranieri fa parte del gruppo povertà assoluta. Peggiora la situazione delle famiglie dei disoccupati con l’incidenza della povertà che sale dal 23,2% del 2016 al 26,7% del 2017. Non è notizia anche il fatto che nel Sud in povertà assoluta si trova una persona su dieci. Così come non lo è il fatto che l’incremento della povertà “è un trend iniziato da prima della crisi, nel 2007″. E che, in particolare sui dati del 2017, “due decimi di punto della crescita rispetto al 2016 sia per le famiglie sia per gli individui si devono all’inflazione”.

Il report dell’Istat ci fornisce un quadro molto esauriente che poi riporteremo. Ma si tratta di dati che l’Istituto di statistica ha reso noti quasi ogni mese magari mischiando tanti numeri, il che rendeva quasi incomprensibile la statistica tanto da non fare notizia, oppure, come accade per quanto riguarda l’occupazione viene dato il dato generale, sempre in aumento. Alla fine della lettura scoprivi che quel milione di lavoratori in più tanto sbandierato da Renzi Matteo quando era al governo in gran parte erano precari. Insomma un “aiutino” al governo allora in carica. Forse l’Istituto non ha perduto questo vizietto. Questa volta i dati che l’Istat rende noti sono talmente tanti che ci provocano qualche riflessione. Perché, guarda caso, vengono resi noti insieme al fatto che c’è stato un incontro fra il sottosegretario al ministero dell’economia, Laura Castelli e il presidente dell’Istat.

Lo spottone dei due vicepremier sul reddito di cittadinanza. Solo promesse

E, sempre guarda caso, subito dopo la diffusione dei dati arrivano le dichiarazioni dei due vicepremier, Salvini e Di Maio. Il primo, il leghista, rivendica la “giustezza dell’obiettivo che ci siamo dati ovvero di mettere al centro prima gli italiani e dare priorità assoluta alle loro necessità”. L’altro vicepremier, il pentastellato, afferma che “il reddito di cittadinanza è un diritto da riconoscere subito”. Insomma, hanno colto al volo l’occasione di uno “spottone”. Il Di Maio ne ha fatto il centro del suo intervento all’assemblea della Confartigianato, dimenticando che i soldi non ci sono per finanziare la promessa elettorale. Già ci sono ben 380 mila cittadini che hanno  fatto richiesta per questo reddito di cittadinanza. Questa è la notizia della  giornata. L’uso dei dati Istat per fare un po’ di propaganda, dal momento che siamo sempre in campagna elettorale. Istat ci potrà dire che si tratta di una coincidenza fra pubblicazioni dei dati. È vero. Ma c’è qualcosa che non torna. Perché, come abbiamo detto, l’incontro fra la sottosegretaria al ministero dell’ economia e il presidente Istat, non è stato un atto di cortesia. Leggiamo quanto afferma la Castelli. “Bene l’incontro di ieri con @istat_it. Sinergia significa un rapporto trasparente e di collaborazione, volto a interpretare nel modo migliore i contributi che l’istituto fornisce con dati e approfondimenti. Così è possibile affinare le politiche economiche”. Si dice che Arlecchino scherzando si confessa, vale anche per la Castelli che forse non conoscendo il greco usa una parola compromettente, “sinergia” che è qualcosa di più e di diverso dal “rapporto di trasparente collaborazione”. Parola che viene dal greco Synergo, cooperare, insieme ed ergo, operare, agire. Scrive Sandro Veronesi nel Dizionario Etimologico Treccani, il più autorevole: “Azione combinata e contemporanea, collaborazione, cooperazione di più elementi in una stessa attività, o per il raggiungimento di uno stesso scopo o risultato, che comporta un rendimento maggiore di quello ottenuto dai varî elementi separati: enti, ministeri, settori che agiscono in sinergia.” Ancora: ”Quelle dichiarazioni asettiche su future sinergie che non toccheranno il personale – scrive Veronesi – sono ipocrisia bella e buona”.

Il ministro Tria  chiarisca i rapporti  fra governo e Istituto di statistica

Prende la palla al balzo Michele Anzaldi, deputato del Pd, il quale scrive su facebook: “Le parole della sottosegretaria all’Economia Laura Castelli, dopo l’incontro con il presidente dell’Istat Giorgio Alleva, sono gravissime. Non basta un tweet, servono prese di posizione chiare del ministro Tria e del premier Conte sull’indipendenza e l’autonomia dell’Istituto di Statistica”. L’esponente M5s – prosegue – ha parlato di “sinergia necessaria da mettere in atto con la politica per il raggiungimento degli obiettivi del contratto di governo”. “Il Governo – prosegue -vuole asservire le statistiche ufficiali al Contratto M5s-Lega? Vogliono taroccare i numeri Istat come hanno taroccato i bonifici di Rimborsopoli? Servono smentite e prese di posizione ufficiali, visto che quelle parole sono state messe nero su bianco in un comunicato ufficiale del Ministero dell’Economia”.

Al binomio Salvini- Di Maio rispondono Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali segretario della commissione Bilancio di Montecitorio e Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana  anch’egli deputato di Leu. Dice Fassina: “Oggi  anche l’Istat rileva i dati di realtà: il record della povertà assoluta e le condizioni disastrose del Mezzogiorno. Di fronte a tale scenario, sono necessari interventi su due piani. Innanzitutto sostegno al reddito. Insistere sulla flat tax è immorale”. “Tutte le (poche) risorse di bilancio disponibili – prosegue Fassina – vanno concentrate sulla riduzione del carico fiscale per i redditi bassi, in particolare delle famiglie numerose. Insieme, va potenziato il Rei in modo da innalzare i trasferimenti mensili e allargare la platea dei beneficiari e attivare i servizi di inserimento sociale.

Il mercato unico europeo deprime la domanda interna

L’altro piano fondamentale da affrontare – continua il deputato – riguarda il mercato unico europeo e l’euro: l’ordine mercantilista dominante nella Ue deprime la domanda interna e condanna intere aree del Paese alla disoccupazione e alla sottoccupazione. Per evitare il peggioramento delle condizioni del nostro Paese, il governo Conte deve bloccare la proposta franco-tedesca per l’Unione monetaria”. Dal canto suo Fratoianni afferma che “Cinque milioni e mezzo di persone vivono in povertà assoluta in Italia. I più colpiti sono i cittadini del Sud e i giovani. La povertà è in costante aumento e allarga la forbice fra chi ha molto e chi non ha nulla. La vera emergenza nazionale è questa, ma qui si pensa a tagliare le tasse ai ricchi”.

Per quanto riguarda il Mezzogiorno da notare un intervento della ministra che  occupa il ministero che di questa parte d’Italia dovrebbe occuparsi. Sottolinea che si tratta di “un’area del Paese maggiormente soggetta alla povertà assoluta – dice Barbara Lezzi – è necessario un rimedio subito”. Parla di una “emergenza nazionale di cui  io e tutto il governo siamo assolutamente consapevoli”. Dimentica di dire che nel “contratto” Lega-M5S sulla base del quale è nato il governo non c’è neppure una parola.

La povertà relativa colpisce una persona su sei. I giovani fra i più penalizzati

Torniamo così ai dati diffusi dall’Istat relativi, questa volta all’aumento della povertà relativa che raggiunge quasi una persona su sei. “Il 15,6%, per gli individui, nel 2017 (9 milioni e 368 mila persone, era 14% nel 2016). Rientra in questa categoria chi vive nelle famiglie (3 milioni 171 mila) che hanno una spesa al di sotto della soglia di 1.085 euro e 22 centesimi al mese per due persone, pari ai consumi medi del paese.  Si mantiene elevata per le famiglie di operai e assimilati (19,5%) e per quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (37%), queste ultime in peggioramento rispetto al 31% del 2016″. Tra gli individui in povertà assoluta si stima che le donne siano 2 milioni 472mila (incidenza dell’8%), i minorenni 1 milione 208mila (12,1%) dal 2014 il dato non è più sceso sotto il 10%, i giovani di 18-34 anni 1 milione e 112mila (10,4%, valore più elevato dal 2005) e gli anziani 611mila (4,6%).

Da jobsnews


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