Gli episodi di Bolzano, Padova, Olbia sono solo gli ultimi casi di una escalation di ingerenze nel lavoro dei giornalisti che mettono a repentaglio la libertà di informazione e tradiscono un clima sempre più ostile nei confronti dell’articolo 21 della Costituzione, avvicinando l’Italia a Paesi come la Turchia. Lorusso e Giulietti: «Chiederemo al ministro Bonafede di intervenire sul problema delle querele temerarie».
A Bolzano tre giornalisti genovesi sono stati identificati dalla Guardia di finanza, convocati e trattenuti in caserma per ore per rispondere, su richiesta della Procura genovese, di alcuni articoli sui flussi finanziari della Lega.
A Padova i finanzieri perquisiscono prima la casa e poi, alla presenza del pm, la postazione di lavoro di una cronista del Mattino, indagata con il direttore e il condirettore per rivelazione di segreto d’ufficio aggravata dal favoreggiamento mafioso.
A Olbia la redazione della Nuova Sardegna, l’abitazione, l’automobile e gli effetti personali di una collega sono stati perquisiti dai Carabinieri in seguito alla pubblicazione di un articolo di cronaca giudiziaria riguardante due magistrati del tribunale di Tempio Pausania.
Sono solo gli ultimi casi di una escalation di ingerenze nel lavoro dei giornalisti che mettono a repentaglio la libertà di informazione e tradiscono un clima sempre più ostile nei confronti dell’articolo 21 della Costituzione.
«Una deriva pericolosa con un disegno preciso: quello di mettere la stampa nelle condizioni di essere meno incisiva. Una situazione che allontana sempre più l’Italia dall’Europa e ci avvicina pericolosamente a Paesi come la Russia o la Turchia che è diventato, come tutti sanno, il più grande carcere per giornalisti del mondo. Anche se in Turchia non sono in carcere solo i giornalisti, ma tutti coloro che esprimono un pensiero diverso da quello dominate. Per questo, abbiamo deciso di promuovere un flash mob silenzioso con due hashtag molto significativi: #NoBavaglio e #CoseTurche”», ha detto il segretario generale Raffaele Lorusso prima della protesta.
«Non si tratta di una generica manifestazione, ma di una iniziativa legata ad una richiesta politica specifica. Nelle prossime ore chiederemo al ministro Bonafede di essere ascoltati. Ha detto che vuole sospendere il provvedimento sulle intercettazioni, che lo faccia nessuno lo fermerà, ma intervenga anche sulle querele temerarie. Perché nella scorsa legislatura, maggioranza e opposizione hanno fatto a gara per affossare il provvedimento sulle querele bavaglio che sono lo strumento di intimidazione per la rete dei cronisti», ha evidenziato il presidente Giuseppe Giulietti.