Invece, da mesi, la “classe dirigente” del Pd annaspa e continua a litigare via tweet, in assenza di un’analisi seria, dolorosa ed approfondita di una sconfitta storica della sinistra riformista.
La fondazione del Pd, tardiva e frettolosa, ha raccolto quello che restava della “cultura costituzionale” dopo la caduta del Muro di Berlino e Tangentopoli, tenendo insieme parti del Pci socialdemocratico, della Dc popolare, frammenti del socialismo che non si era consegnato a Berlusconi, e della tradizione repubblicana e liberale di origine risorgimentale. Quel progetto, ha avuto successo, ha raccolto fiducia e speranze, ha vinto, forse troppo, nei Comuni e nelle Regioni. Poi si è stancato, sfibrato dalle eterne baruffe di una nomenklatura presuntuosa ed arrogante, che si sentiva garantita per l’eternità, specie nelle “zone rosse”, e quindi si poteva permettere di decidere e comandare senza ascoltare il suo popolo. Nel frattempo è cambiato il mondo, ma la “casta” ha fatto finta di niente. E così –un esempio tra i tanti- è fallito, nell’indifferenza generale, L’Unità, il giornale fondato da Gramsci nel 1924, che in anni lontani veniva distribuito, porta a porta, ogni domenica dai militanti. E poi c’erano le “Feste dell’Unità”, realizzate nelle piazze di tutta Italia, grazie al lavoro di migliaia di volontari, dove si mangiava, si giocava e si parlava di tutto. E poi c’erano le sezioni, le “case del popolo”, dove si parlava, si giocava, si leggeva il giornale e si faceva politica. I termini “medi”, comuni in questo piccolo mondo antico, sono il “parlare”, compreso l’ascolto reciproco, e “popolo”, ripetuto mille volte, dentro una rete forte e solidale sul territorio. Adesso il mondo è cambiato, ma le persone -giovani compresi- continuano a parlare, giocare, leggere, sempre meno sulla carta, e a far politica, anche quando decidono di non andare a votare.
Da dove (ri)partire? Dall’umiltà, dal territorio (humus significa terra), che è sempre faticoso da frequentare e coltivare, dalla sicurezza e dal lavoro, che deve essere allargato, tutelato e “protetto”, soprattutto per i giovani, dalla legalità e dalla lotta alla corruzione, all’evasione, alla criminalità organizzata, dalla tutela dell’ambiente, dalla scuola, centro di gravità di qualsiasi sviluppo. Ma bisogna farlo con uno sguardo più ampio e aperto, che sappia concepire una vera “alleanza democratica”, che sappia ascoltare e parlare a un “popolo” spaventato, confuso e arrabbiato. Sarà molto dura, ma il programma e i valori da inseguire sono già scritti nella Costituzione, a partire dall’ art. 3, secondo il quale “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana (…)”
Ps. Ci sarebbe anche il problema dei migranti, ma a quello ci sta pensando Salvini.