I campi Rom, irregolari o meno, dove vive ormai solo una piccola minoranza di zingari, devono essere chiusi. Su questo obbiettivo, da tempo indicato da una direttiva europea, non c’è nessuna guerra da fare tra “buoni” e “cattivi”. Su questo sono d’accordo anche le associazioni che li rappresentano e li tutelano.
La popolazione di rom, sinti e caminanti residente in Italia, secondo la stima di qualche anno fa, è calcolata in 180mila persone, settantamila con la cittadinanza italiana e ottantamila circa tra apolidi, ex jugoslavi e romeni. Oltre il 60 per cento vive in abitazioni stabili e meno di un terzo (26mila secondo il Corriere della Sera di oggi) in campi attrezzati o abusivi, che sono allo stesso tempo causa ed effetto della discriminazione nei loro confronti. Infatti questi campi, spesso sovraffollati per la mancanza di alternative, si trasformano facilmente in ghetti dove la marginalità sociale si rafforza e chiude in se stessa, alimentando quella che molti considerano dall’esterno una vocazione “naturale” al furto, all’accattonaggio e alla sopraffazione. Mentre cresce la paura e l’odio di chi abita in quei paraggi.
“Non siamo nomadi”, così avevo intitolato sette anni fa un video da me girato in un grande campo nei pressi di Roma. In un altro video, “Casa Sejdic”, avevo intervistato a lungo una madre Rom che aveva abbandonato il campo nomadi per ricavare da uno stabile diroccato un appartamento per la sua famiglia. Li ripropongo oggi alla vostra attenzione, sperando di collaborare ad una considerazione più realistica di questa antica quanto falsa superstizione (gli zingari non rubano bambini) che danneggia sia noi che loro. Il programma europeo che prevede la chiusura graduale di questi campi tarda a realizzarsi per le difficoltà logistiche e finanziarie di trovare una sistemazione alternativa adeguata da parte di chi dovrebbe provvedervi.
Ma la considerazione non sarebbe completa se non aggiungessimo che da decenni non sono pochi a guadagnare sulla pelle dei rom e del loro presunto nomadismo. Baracche vendute a prezzi astronomici, appalti plurimilionari per le infrastrutture,ecc. E in questo come in tanti altri casi c’è chi si arricchisce sull’emergenza. Anziché perdere tempo ad annunciare e poi smentire improbabili censimenti, il nostro ministro degli interni Matteo Salvini farebbe bene a dare una mano.