«Tutti i potenziali successori sono qui in sala». L’incognita è totale, ma la caccia al nome dell’erede di Sergio Marchionne è ufficialmente cominciata. Successore di Marchionne, quasi certamente si tratterà di un manager del gruppo Fiat Chrysler Automobiles: «Abbiamo candidati interni molto forti». L’amministratore delegato della multinazionale italo-americana il primo giugno, illustrando il piano industriale 2018-2022, si è limitato a fornire pochi elementi ai giornalisti e agli analisti di tutto il mondo presenti al Centro sperimentale automobilistico di Balocco.
C’è un anno di tempo per decidere chi sarà l’erede. All’inizio del 2019 Marchionne lascerà il timone dell’azienda della famiglia Agnelli dopo 15 anni di duro lavoro e di grandi incertezze. L’avventura alla Fiat cominciò nel 2004, quando il gruppo era sull’orlo del baratro. Nel 2009 ci fu il temerario acquisto della Chrysler: è stato un grande successo. La fusione di due case automobilistiche sull’orlo del fallimento ha generato un gruppo competitivo che vende e fa profitti in tutto il mondo.
Il piano industriale per i prossimi quattro anni è ambizioso sul piano produttivo, tecnologico e finanziario. Sono previsti 45 miliardi di dollari di investimenti e 25 nuovi modelli. Ci saranno svolte tecnologiche e industriali rivoluzionarie: 9 miliardi saranno destinati ai nuovi motori elettrici e ibridi; i marchi Fiat e Chrysler verranno fortemente ridimensionati mentre verranno sviluppati quelli premium (qui i margini di profitto sono maggiori).
Il manager italo-canadese ha deciso di puntare sui marchi globali: «A livello di brand i nostri messaggi si concentrano su Jeep, Ram, Maserati e Alfa Romeo che rappresentano la parte più significativa dei nostri ricavi e dei nostri utili». Per la Jeep è previsto un boom continuo: le vendite passerebbero da 1,9 milioni di vetture di oggi a 2,8 milioni nel 2022. Per l’Alfa Romeo e per la Maserati, trascurate finora dagli investimenti, c’è da recuperare i ritardi. Per il Biscione il traguardo sono 400 mila auto vendute nel 2022 contro le 170 mila di oggi e per il Tridente l’obiettivo sono 100 mila consegne contro le 50 mila attuali.
Alfa, Maserati e alcuni modelli Jeep saranno prodotti negli stabilimenti in Italia in modo da riassorbire i lavoratori in cassa integrazione e garantire la piena occupazione: «Anzi, forse potremo fare anche nuove assunzioni». L’impegno è enorme: c’è la necessità di rimpiazzare i modelli Fiat che verranno cancellati o che verranno trasferiti nelle altre fabbriche europee. I cambiamenti sono colossali: diverranno marchi “locali” la Chrysler (in Nord America) e la Fiat (in Europa, Africa, Medio Oriente e Sud America). Saranno prodotte solo la 500 e la Panda (probabilmente in Polonia) e la 500 elettrica (dal 2020, probabilmente in Italia per l’alto valore aggiunto e di immagine).
Successore di Marchionne, il passaggio è delicato, erediterà un programma di radicali cambiamenti da far tremare i polsi. Il piano definito “solido e coraggioso” da Marchionne tra un anno passerà nelle mani dell’ignoto successore. Il futuro amministratore delegato di Fca dal 2019 avrà il compito di proseguirne la realizzazione seguendo le decisioni prese dal manager con il maglioncino nero. Marchionne, infatti, comunque resterà nel gruppo: continuerà a dirigere la Ferrari e a vigilare dalla Exor (la finanziaria della famiglia Agnelli guidata da John Elkann). Marchionne metterà le briglie al successore.