Ci sono delle date che segnano dei passaggi, come le pietre sulla strada che tracciano i percorsi. Il 20 marzo 1994 è una di quelle pietre, ha segnato per molti di noi un punto di non ritorno. Un segno, una indicazione affinché si possa cercare di costruire un mondo migliore. Ilaria, suo malgrado, aveva indicato quella strada.
Luciana e Giorgio Alpi sono stati gli interpreti più autorevoli di quella strada e non solo perché di Ilaria ne erano i genitori, certo anche per quello. Loro hanno saputo trasformare quel dramma così tragico, perdere una figlia morta ammazzata per il lavoro che stava facendo, in un grande impegno di civiltà, di verità, di giustizia, di riscatto. Hanno saputo trasformare la morte di Ilaria in un pezzo di mondo migliore.
Se Ilaria è diventata uno dei simboli più autorevoli in Italia di impegno per la ricerca della verità e della giustizia lo si deve a Giorgio e soprattutto a Luciana che poi senza Giorgio ha continuato a lottare fino alla fine. In Italia ci sono oggi centinaia di scuole, circoli, biblioteche, centri culturali e sociali, per non parlare di strade, piazze, giardini intitolati a Ilaria Alpi, tutto questo lo si deve a Luciana, la mamma che ha saputo trasformare il dolore personale in lotta collettiva per un’Italia migliore.
Se n’è andata. Dopo aver mandato il suo ultimo messaggio per l’8 giugno e noi tutti insieme abbiamo continuato a rilanciare l’hashtag #NoiNonArchiviamo. Qualcuno questa notte ha scritto: ora è insieme ai suoi amatissimi Ilaria e Giorgio, difficile trattenere le lacrime a questo pensiero, ma poi occorre asciugarle perché ora che lei non c’è più tocca ancora di più a noi tutti trasformare quella pietra in eredità. Con la morte di Luciana non può morire la ricerca della giustizia per Ilaria e Miran. Ora non c’è più Luciana a combattere, ora tocca a noi, a tutti noi raccogliere quella eredità.
Francesco Cavalli. Ideatore e organizzatore del Premio Ilaria Alpi per i suoi vent’anni di esistenza