Un ideale ponte umano tra Uganda e Italia che permette di aiutare le comunità ugandesi scampate al conflitto civile degli ultimi anni. A creare questa sinergia Prisca Ojok Auma, due fratelli bambini-soldato uccisi e una storia tragica alle spalle, salvata dalla guerra dai missionari comboniani.
Prisca, arrivata nel nostro paese con il suo carico di dolore estremo, amarezza e preoccupazione, per dieci anni non ha saputo nulla della sua famiglia, ha fondato un’associazione a Bassano del Grappa, ha aperto un laboratorio di prodotti naturali e porta avanti un’intensa azione umanitaria. La presentazione del progetto “Mar Lawoti” con una sfilata di solidarietà delle sue creazioni, martedì 29 maggio a Roma nel salone Camponeschi a piazza Farnese, ha visto la partecipazione di una madrina d’eccezione, la marchesa Daniela del Secco d’Aragona. Una serata con un importante risvolto istituzionale, oltre che sociale, grazie alla partecipazione delle ambasciatrici dell’Uganda e del Sud Sudan. Le modelle hanno indossato abiti e accessori realizzati in Uganda in un atelier gestito da giovani donne che, nonostante le difficili esperienze vissute durante il periodo bellico hanno saputo reagire nella speranza di un futuro migliore grazie al continuo supporto e alla attenta guida che Prisca negli anni ha saputo loro offrire. Scampate ai ribelli del Lord Resistance Army, gruppo terroristico che opera tra Congo e Uganda, destinate a essere schiave e bambine soldato, decine di adolescenti sono state salvate dall’opera dei volontari e degli psicologi della comunità di Kalongo. Obiettivo di questa iniziativa, che ha coinvolto non solo professioniste della moda ma anche semplici donne italiane e africane, sostenere l’azione dell’associazione che ha dato vita a un progetto che unisce le donne del Sud e quelle del Nord del mondo.
“Un ponte vivente nel quale le donne rappresentano i pilastri. Queste modelle vogliono lanciare proprio questo messaggio – ha spiegato Prisca Ojok Auma – ‘Donne per le donne’ oltre ad offrire assistenza, intende sviluppare una rete di collaborazione anche di tipo commerciale sempre finalizzata a raccogliere fondi per iniziative di sostegno dell’Uganda in difficoltà”. Fine ultimo guidare queste donne verso il riscatto morale e l’emancipazione economica.