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La notte della mia città

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di Mario De Grazia

Venerdì 24 maggio del 1991 era un giorno come tanti altri a Lamezia Terme. All’alba due ignari operatori della nettezza urbana, Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano, durante il loro lavoro quotidiano, vengono barbaramente uccisi in un agguato mafioso. Dopo pochi mesi, il consiglio comunale di Lamezia Terme fu sciolto per presunte infiltrazioni mafiose.
A questo vile eccidio ne seguirono altri, tra i quali, ugualmente eclatante, fu quello in cui perirono il sovrintendente di polizia Salvatore Aversa e sua moglie Lucia Precenzano, tanto da connotare quel periodo come il biennio nero che diede inizio all’attacco della ‘ndrangheta alla città e alle sue istituzioni.
Nel 2002 e, infine, nel 2017, la storia si ripete. Lamezia Terme conosce il secondo e il terzo scioglimento del consiglio comunale.
Per questi motivi, in qualità di avvocato da sempre impegnato in attività sociali e politiche con particolare attenzione ai temi della giustizia, ho sentito urgente il bisogno di scrivere il libro “La notte della città – Storie di ordinaria collusione e di tre scioglimenti” (L. Pellegrini Editore) nel quale viene ricostruita la storia civile e politica degli ultimi 30 anni di Lamezia, per cercare di rintracciare cause e responsabilità dell’infiltrazione dei gruppi criminali nelle istituzioni.
Lamezia Terme è una cittadina come tante del Mezzogiorno d’Italia che, malgrado le notevoli potenzialità di sviluppo e i suoi beni paesaggistici e culturali, conosce una forte e sempre più preoccupante presenza criminale, diffusa e radicata nel tessuto economico e istituzionale, che ne ostacola la crescita e ne compromette il futuro. Diverse iniziative culturali, sociali e artistiche presenti nel territorio testimoniano, comunque, la resilienza di molti cittadini e il loro tentativo di dare una risposta, attraverso la cultura e la creatività, a questo fenomeno.
Nell’analisi, Lamezia diventa occasione di studio per individuare possibili vie d’uscita dalle collusioni affaristico-mafiose e riprendere un cammino di civiltà e giustizia, a partire da un’attenta riflessione sulla legge 221/1991 sullo scioglimento dei consigli comunali e sulla sua efficacia. In particolare, mi soffermo sulla necessità di articolare meglio le modalità di attuazione della normativa, per renderla veramente incisiva e capace di attuare un effettivo risanamento democratico dei territori colpiti.
Ma non basta. Politica e società civile sono due facce della stessa medaglia, l’una dipende dall’altra, sono entrambe eticamente responsabili di quanto accade nella polis. Senza l’attenta e informata partecipazione dei cittadini alla vita sociale e politica, si lascia spazio al formarsi di una classe dirigente improvvisata che utilizzerà la politica come ascensore sociale e non sarà mai orientata alla ricerca del bene comune. In questo la Scuola, la Chiesa, i mass media e tutti noi, dobbiamo fare molto, molto di più di quanto stiamo facendo.
Oggi più che mai è necessario riscoprire l’importanza della buona politica e stimolare i cittadini, e in particolare i giovani, ad un impegno civile responsabile. Per uscire dalla “notte” dell’illegalità e dell’ingiustizia non esistono facili scorciatoie, non basta solo chiedere “Sentinella quanto resta della notte?” (Isaia 21, 11-12) e continuare a guardare dalla finestra. È necessario scendere in strada e impegnarsi e lottare personalmente per la giustizia.
Occorre fare memoria comune e dare un senso al sacrificio delle vittime inermi, ricordare i loro volti e i nomi, le loro semplici storie personali, ma anche la nostra storia collettiva e chiederci perché tali fatti criminali siano accaduti. Nella memoria collettiva trovare lo stimolo per interrogarci sul futuro e comprendere che senza l’impegno responsabile di tutti, non saremo in grado di riprendere un cammino di civiltà.

 Il libro: “La notte della città”, Pellegrini Editore

Da mafie


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