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“Exodos – rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione”

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«É stata inaugurata ieri sera a Roma la diciannovesima esposizione della mostra “Exodos – rotte migratorie, storie di persone, arrivi, inclusione” alla Città dell’Altra Economia, all’ex mattatoio del Testaccio, in Largo Dino Frisullo», dice a Riforma.it Mauro Donato, il reporter che pochi mesi fa, per documentare la rotta balcanica dell’immigrazione in Serbia, venne arrestato senza reali imputazioni, e poi fortunatamente rilasciato grazie alla mobilitazione di colleghi, amici e istituzioni.

«Il format della mostra – prosegue Donato – nel 2017 ha ottenuto enorme successo raggiungendo oltre 25 mila visitatori ed è nato grazie all’impegno e la volontà di due persone in particolare, Max Ferrero e Marco Bobbio. Grazie a loro e al contributo della Regione Piemonte, siamo riusciti a creare un collettivo di dieci fotografi per far comprendere qual è la realtà delle rotte migratorie.

Per l’allestimento è stato scelto un percorso tematico, per guidare il pubblico nei momenti che scandiscono la quotidianità di chi, dalla propria terra, intraprende il cammino verso un mondo migliore. Nell’itinerario espositivo – prosegue Donato – si è deciso di concentrare l’attenzione sulle fasi salienti di questi viaggi: il mare, trampolino e naufragio verso il miraggio di un nuovo mondo; la strada, attraverso i campi, i fiumi, terre desolate e di nessuno; l’arrivo davanti alle barriere, fatte di reti, muri, confini; i campi, luoghi di attesa, di riposo, di speranza, di paura; Incontri tra società, turisti e migranti. In particolare le mie fotografie raccontano la realtà in Serbia. Da ieri la mostra è stata arricchita con le immagini scattate da Paolo Siccardi, con la rotta che attraversa Bardonecchia, e che accompagnano quelle di Marco Alpozzi».

La mostra è stata inaugurata ieri alle 18.30 nella Capitale alla presenza del presidente del Consiglio italiano per i Rifugiati (Cir) Roberto Zaccaria, insieme a Paolo Siccardi e Mauro Donato. Tra i fotografi, anche una donna, Andreja Restek, che ha raccontato la guerra in Siria. Sono esposte 48 fotografie realizzate, oltre ai già citati Donato, Restek e Siccardi e Alpozzi, da: Max Ferrero, Mirko Isaia, Giulio Lapone, Matteo Montaldo, Giorgio Perottino e Stefano Stranges e da due videomaker indipendenti torinesi, Stefano Bertolino e Cosimo Caridi.

Storie e scatti rubati tra il 2014 e il 2016 in alcuni dei luoghi più drammatici per l’emergenza profughi, come le isole di Lesbo e Kos, la frontiera di Idomeni, la giungla di Calais, ma anche i Balzi Rossi, vicino a Ventimiglia, o il mare al largo di Lampedusa.

«Le immagini hanno un forte impatto mediatico. Ricorderete, senza entrare nel merito della questione – prosegue Donato –, la foto “caso” del piccolo Aylan; le fotografie fanno affiorare la realtà. Una foto documenta l’istante, riassumendolo, a volte nella sua brutalità. L’immagine del piccolo Aylan, seppe rompere l’assuefazione, talvolta l’indifferenza, dedicata alla tragedia dei morti in mare. Un’immagine che fu molto dolorosa. A pagare il prezzo della tragedia delle migrazioni sono proprio le persone più vulnerabili e i bambini. Le fotografie sono come le parole, sono importanti. Oggi siamo invasi da immagini che ognuno di noi può produrre, un’infinità di scatti, grazie alle nuove tecnologie ma, come le parole, le immagini, meno le si usano e meglio si espongono, più diventano efficaci. Dunque, anche le fotografie come le parole, vanno pensate».

«A queste foto – ha ricordato il presidente del Cir, Roberto Zaccaria –, che descrivono i drammi dei migranti che attraversano l’Europa alla ricerca di un approdo più sicuro, noi abbiamo aggiunto non solo l’impegno del nostro Paese ad accogliere, ma anche a guardare oltre le frontiere, oltre al Mediterraneo, e al Nord Africa, per individuare i soggetti vulnerabili e bisognosi di protezione per consolidare la buona pratica dei Corridoi umanitari»

La mostra è stata realizzata dall’Associazione Allievi del Master in Giornalismo «Giorgio Bocca» e dalla Regione Piemonte e affronta il tema da tre diversi punti di vista: quello dell’esperienza e della narrazione internazionale, del sistema di accoglienza e degli strumenti d’inclusione. «Exodos» si potrà visitare a Roma, sino a sabato 30 giugno dal martedì alla domenica, dalle  9 alle 20.

Dopo la tappa a Roma, la mostra proseguirà il suo viaggio a Bruxelles, al Parlamento Europeo, per poi rientrare in Piemonte.

Fonte: Riforma.it


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