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Di lavoro si muore sempre di più

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Ancora una vittima in un cantiere di Sestri Ponente. La protesta dei lavoratori. Di Maio, rivolto a Camusso, ammonisce: “non alimentiamo il conflitto fra imprese e lavoratori”. E annuncia: “vigileremo”

Di Alessandro Cardulli

“Ma possibile che non si riesca a svegliare più neanche le coscienze?”, si domanda Fabrizio Potetti, responsabile nazionale Fiom per la cantieristica di fronte alla morte di un lavoratore in un appalto Fincantieri a Sestri Ponente, caduto da dieci metri mentre si trovava su un’impalcatura nel bacino di carenaggio ed è deceduto sul colpo. È successo poco dopo le 19 del 13 giugno. La vittima si chiamava Salvatore Lombardo, aveva 43 anni, di origine calabrese, abitava con moglie e figli nel quartiere di Marassi a Genova. Dipendente della Carpenteria Ottaviani, titolare di lavori in subappalto sulla nave da crociera in costruzione. Lombardo stava compiendo lavori di saldatura al ponte 11 ed è precipitato in quello che sarà il vano ascensore della nave in costruzione.

“Cosa deve accadere per far sì che l’azienda apra il confronto con le rappresentanze sindacali e discuta di come fermare questa strage? E il governo – dice Potetti – che è l’azionista di controllo attraverso la Cassa depositi e prestiti di fronte alla sordità dell’azienda può rimanere inerme?”. Il governo, nella persona del vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo, una risposta l’ha data nel corso di una “informativa” alla Camera. Presente una delegazione della Cgil con il segretario generale Susanna Camusso, il segretario confederale Martini e quattro delegati tra cui un rider e un operaio edile.  Nelle scorse settimane il sindacato aveva più volte sollecitato il Parlamento ad una discussione sull’emergenza degli infortuni e dei morti sul lavoro. Solo nei primi mesi del 2018 in Italia sono morte mentre lavoravano 151 persone, un numero destinato a salire contando coloro che hanno perso la vita nei mesi di maggio e in questa prima parte di giugno. L’anno passato i morti erano stati 131. Nel 2017 i morti erano stati 632, con una media di quasi due al giorno. Gli stranieri morti il 10% del totale. Il 20% delle vittime sono agricoltori schiacciati dal trattore. Il 25% delle vittime ha più di 60 anni. Gli edili la maggior parte delle vittime, cadendo da tetti e impalcature. Nel complesso, le denunce, gli infortuni sul lavoro, dati Inail, tra gennaio a luglio  sono state circa 380mila. 4.750 in più rispetto al 2016, con un incremento dell’1,3 per cento.

Sciopero, presidio davanti a Fincantieri. Fermate di un’ora nelle aziende genovesi

Cgil, Cisl, Uil, a partire dalle 6 di giovedì hanno proclamato 24 ore di sciopero alla Fincantieri di Sestri Ponente con un presidio davanti all’ingresso dello stabilimento. Fermate di un’ora per tutte le aziende di Genova. “Faremo tutto quanto è necessario – conclude il sindacalista – per affrontare il problema che non può riguardare solo i lavoratori e le loro famiglie, non lo permetteremo”.

Parole chiare, impegni importanti, da parte dei sindacati ma le imprese che sono chiamate in causa fanno orecchie da mercante e il ministro nell’aula della Camera ha un buon inizio. “Parla di numeri devastanti. È un bollettino di guerra. Si tratta di un tema importantissimo, su cui dobbiamo metterci al lavoro come governo”. Ma più in là non va. Anzi. Di Maio sa bene che in tribuna è presente la delegazione della Cgil, che le imprese vengono chiamate in causa dai sindacati e che ti fa? Impartisce una lezioncina proprio alla Cgil, dando prova della vocazione “padronale” del governo. Non sono un caso gli interventi di Di Maio e Salvini, i due vicepremier, alle assemblee dei commercianti, dei giovani industriali, gli elogi sperticati a “capitani” di industria come Marchionne. Dice il ministro: “Non è alimentando il conflitto tra imprese e lavoratori che aumenteranno i diritti dei lavoratori, è il momento di fare squadra”. “Sicurezza, ma no misure punitive per le aziende. Non penso che la sicurezza sul lavoro si garantisca scaricando sulle imprese oneri e responsabilità, ovvero solo attraverso misure punitive” ha aggiunto Di Maio. “Bisogna rafforzare la vigilanza e i controlli nei luoghi di lavoro”. “La cultura della sicurezza deve partire dalle Partecipate dello Stato”. Bene,  ma con ciò le imprese private vengono assolte quando come è noto nell’edilizia, aziende private in particolare, la morte è sempre in agguato.

Il ministro annuncia il rafforzamento della vigilanza. Ma il trucco c’è e si vede

Poi parla della vigilanza. Certo che è importante, saranno assunti almeno mille ispettori. Ma c’è il trucco. “Nei prossimi 5 anni – dice – il personale ispettivo subirà un dimezzamento, per potenziare la vigilanza” si dovrà procedere “all’assunzione di almeno 1.000 unità ed è nostro interesse farlo” ha spiegato Di Maio. Forse ci vorrebbe anche un potenziamento delle leggi. Ma il vicepremier è di altra opinione: “No più leggi, ma rispetto delle norme esistenti”. “Non è con più leggi e ancora più leggi che otterremo il risultato di tutelare i lavoratori. È l’opposto: le norme esistenti le lasciamo, ma adesso è il momento di farle rispettare e di premiare chi le rispetta”. Al termine dell’informativa, i deputati hanno osservato un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime del lavoro.

Da jobsnews


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