Vanno ricordati a questo punto quali fossero gli obiettivi del gruppo di lavoro congiunto. Il primo era una corretta e imparziale informazione degli uffici giudiziari verso tutti i giornalisti e la tutela delle persone coinvolte nonché l’immagine del singolo magistrato procedente e dell’intero ufficio di riferimento. Insomma un modo per superare alcune smagliature con notizie uscite solo su una o poche testate o comunque in violazione del segreto istruttorio. Ma se questo era il fine legittimo e condivisibile, forse la conclusione effettiva del documento può diventare l’ennesimo ostacolo alla cronaca giudiziaria, già difficilissima specie in alcuni circondari giudiziari e soggetta e inedite iniziative contro i giornalisti con perquisizioni persino nelle redazioni. Emblematico quanto accaduto con la cronaca dell’inchiesta sui fondi della Lega, episodio arrivato peraltro dopo un’altra lunga e inquietante sequenza. E’ evidente che uno degli obiettivi del documento è a rischio, se non del tutto mancato. Le premesse del tavolo di confronto erano, in fondo, anche altre. Per esempio superare quello che è stato definito l’eccessivo appiattimento dei cronisti di giudiziaria sulle posizioni di alcuni pm. Critica mossa soprattutto dalle camere penali italiane che a supporto di questo argomento hanno pubblicato persino un libro bianco.
La Federazione della Stampa Italiana con un documento a firma del segretario Raffaele Lorusso e del presidente Giuseppe Giulietti ha già chiesto spiegazioni sul perché le linee guida siano state modificate nella parte della non applicabilità ai giornalisti. Le stesse linee guida, invece, specificano che sarà importante “correggere o smentire informazioni errate, false o distorte, che possono recare pregiudizio alle indagini, ai diritti delle persone coinvolte o all’immagine di imparzialità e correttezza del singolo magistrato, dell’ufficio giudiziario e, nei casi più gravi, della stessa funzione giudiziaria”. Viene cioè ribadita la necessità di una corretta informazione ma non si ribadisce l’indipendenza del giornalista.
Eppure in premessa la commissione del Csm che si è occupata dell’argomento richiama espressamente “il quadro di precise indicazioni sovranazionali finalizzate a garantire che i media abbiano un corretto accesso alle notizie sull’azione del pubblico ministero e sull’esercizio della giurisdizione”. In particolare ci si riferisce alla Raccomandazione Rec(2010)12 del Comitato dei