BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

“Chi sa ma rimane in silenzio sta sbagliando più di tutti. Noi non ci fermiamo”. Intervista a Lucia Uva

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Peccato non poter farvi sentire la voce di Lucia Uva. Perché la forza che esprime, racconta la determinazione ad andare avanti più di mille parole.  Nonostante la sentenza d’Appello confermi l’assoluzione di tutti gli imputati per la morte di Giuseppe Uva, la famiglia e gli avvocati sono determinati più che mai ad andare avanti. In Cassazione e se necessario anche a Strasburgo. E la sorella Lucia, ai giudici italiani chiede di mettersi una mano sulla coscienza.

L’Appello ha confermato l’assoluzione del primo grado giudizio. Una sconfitta?
Pensavamo che i giudici, almeno di qualche reato, ne avrebbero tenuto conto. Ma per me è un altro passo avanti: per 10 anni siamo stati lasciati completamente soli, adesso c’è un procuratore che ha chiesto di condannare i due carabinieri a 13 anni e i sei poliziotti a 10. Se Giuseppe è morto è perché lo hanno tenuto in ostaggio e, come diceva il procuratore, avrebbero potuto chiedere l’ambulanza, avrebbero potuto salvarlo.
Noi andremo in Cassazione e se non basterà a Strasburgo. Io non mi fermo! Non solo per Giuseppe che ormai non c’è più, non per mandare le forze dell’ordine in galera, ma perché non indossino più quella divisa.

Che cosa ti lascia, per ora, questa vicenda giudiziaria?
Chi sa, ma sta tacendo, sta sbagliando più di tutti. E sta vivendo una vita d’inferno. Chi non vuole vedere i segni delle botte sul corpo di mio fratello dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza. Ieri in aula c’era persino il giudice che ha assolto i poliziotti di Michele Ferrulli. Era in prima linea, io sono rimasta scioccata. Le famiglie delle persone morte mentre erano sotto la tutela dello Stato sono prese continuamente a pesci in faccia e questo è insopportabile.

Come intendete andare avanti?
Io e miei avvocati non ci fermeremo e andremo avanti fino alla fine dei nostri giorni. Mio padre è morto quattro anni fa, non ha visto la fine del processo. Ma siamo riusciti a dare dignità ad un morto con un giusto processo dopo tanto tempo e adesso non ci fermeremo.
La mia forza dipende anche dal fatto che non sono sola: fino all’una di questa notte ho ricevuto tanti ma tanti messaggi di incoraggiamento. E noi infatti andremo avanti.


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