Ottavo giorno in mare per la nave Aquarius di Medici Senza Frontiere (MSF) e SOS Mediterranee. Le condizioni meteo sono migliori rispetto ai giorni precedenti, oggi c’è il sole e la situazione medica è stabile, ma le persone sono esauste. I team di MSF continuano a prestare cure alle persone con gravi ustioni da carburante che richiedono medicazioni continue, alle donne incinte, alle persone che hanno portato a bordo le ferite causate dalle violenze che hanno subito in Libia, e cercano di tenere alto il morale.
“Non è usuale restare per così tanto tempo a bordo di una nave come l’Aquarius, pensata per operazioni di ricerca e soccorso in mare. Nei giorni di maltempo abbiamo chiesto alle persone di mettersi all’interno, ricordo bene l’immagine di una donna che cercava di allattare suo figlio mentre vomitava” dichiara Aloys Vimard, coordinatore di MSF a bordo dell’Aquarius. “Andare fino a Valencia non era necessario, ma le persone a bordo stanno affrontando questa situazione con tanta dignità e pazienza. Ci chiedono spesso quando finirà il viaggio e non appena vedono in lontananza una costa, come quando eravamo di fronte a Palma de Maiorca, ci chiedono se sarà quella la terra dove sbarcheranno”.
Le équipe di MSF a bordo stanno anche ascoltando le orribili testimonianze di molte persone che hanno subito violenze, anche sessuali, e torture in Libia. “Fra tutte quella di un uomo della Nigeria che ci ha detto di essere stato prigioniero in differenti posti in Libia. È stato costretto a lavorare gratuitamente. Un uomo lo veniva a prendere ogni giorno e lo costringeva a lavorare in una casa. Lì un giorno è stato picchiato per aver provato a soccorrere una donna incinta sdraiata per terra. Il giorno dopo è venuto a sapere che quella donna era morta” racconta Aloys Vimard di MSF.
Per MSF la decisione di andare a Valencia rappresenta un precedente pericoloso che mette a grave rischio le operazioni di ricerca e soccorso in mare. Con l’assenza di tre navi dalla zona SAR per 8-10 giorni, il Mediterraneo resta pericolosamente scoperto e si corre il rischio di nuovi evitabili naufragi. L’attuale stallo riguarda anche la totale mancanza di responsabilità degli Stati europei nell’attuare un sistema di asilo e accoglienza condiviso a livello europeo. Di fatto le persone sono costrette alla traversata del mare perché le politiche europee sulla migrazione non offrono una sola alternativa legale per cercare sicurezza in Europa.
Dall’inizio del 2018 sono morte più di 500 persone nel 2018 nel Mediterraneo centrale. La settimana del 12 giugno almeno altre 12 sarebbero morte in un naufragio per il capovolgimento del barcone, poi soccorso da una nave della Marina americana. MSF è scesa in mare nel 2015 per supplire il vuoto lasciato dall’Europa dopo la chiusura dell’operazione italiana Mare Nostrum e da allora ha aiutato a salvare oltre 75.000 persone sotto il coordinamento della Guardia Costiera Italiana.