Anna tra reportage e violenza

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Uscito nel 2015 nel suo paese di origine, il Canada, arriva soltanto oggi nelle sale italiane “Anna” di Charles-Olivier Michaud – che ne ha curato anche la sceneggiatura – con Distribuzione Indipendente.

“Anna” è interpretata da una intensa Anna Mouglalis, una reporter franco-canadese, giunta in Thailandia per condurre un’inchiesta per il magazine “Offense” di Montreal sulla tratta delle giovani donne destinate ad arricchire l’offerta del turismo sessuale locale.

Attraverso contatti ottenuti da un ristoratore asiatico di Montreal, Anna conosce Xiao che aiuta le ragazze sopravvissute alla violenza. Quest’ultima le rilascia una sofferta intervista e la introduce a quel mondo fatto di prostituzione e soprusi. E proprio in giro per i quartieri desolanti di Bangkok incontra Sam, un occidentale ben introdotto che sembra, soltanto apparentemente, disposto ad aiutarla in ambienti tanto impenetrabili.
Ma il suo reportage e la sua curiosità disturbano a tal punto i trafficanti da far diventare lei stessa oggetto delle medesime violenze.

E’ proprio a questo punto che il film, inizialmente d’inchiesta, vira verso il thriller psicologico, in cui Anna, tormentata da ciò che ha subito, prigioniera delle sue paure, sembra avere come unico scopo la vendetta. Ma ecco che quando è ad un passo dal portare a termine il suo piano riacquista la sua lucidità, scegliendo di diventare essa stessa oggetto di narrazione, recuperando in tal modo la funzione del giornalismo anche in chiave catartica.
Incredibilmente duro, l’opera di Michaud, forse la più matura e compiuta del regista, appassiona anche nelle sue scene più efferate – accompagnate da suoni metallici – e da un’ interpretazione molto convincente della protagonista.


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