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Amianto. In un libro bianco i numeri della strage della fibra killer (6 mila decessi)

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Presentato a Roma “Il libro Bianco delle morti di amianto in Italia” firmato dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, che ha tracciato i dati della strage che, ogni anno, causa 6 mila morti nel nostro Paese e 107 mila nel mondo.

L’amianto è un killer silenzioso cancerogeno che provoca con assoluta certezza scientifica mesotelioma, tumore del polmone, tumore della laringe, dello stomaco e del colon. Per non parlare dei danni respiratori che causa, anche quando non insorge il cancro (placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie)” – ha spiegato Bonanni, che ha dettagliato le morti per patologia – “1.900 di Mesotelioma, 600 per Asbestosi (stima conforme a quella dell’INAIL);

3.600 per Tumori polmonari (40.000 nuovi casi ogni anno in Italia, circa 33.000 decessi).

L’INAIL  – ha proseguito il presidente ONA – calcola quelli di origine professionale tra i soli assicurati nella misura del 5-7% di tutti i tumori polmonari, un range da 2.000 a 2.800, cui debbono essere aggiunti i tumori del polmone da amianto causati in danno di chi non è assicurato – per esempio i militari – e per le esposizioni non professionali, e poi di coloro che non fanno denuncia all’INAIL per un totale di 6mila decessi solo nel 2017, non tenendo conto di tutte le altre patologie amianto. Affatto rassicuranti sono i dati relativi all’amianto ancora da bonificare in Italia: i dati rivelano che ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto compatto (di cui 36,5 milioni di metri quadrati di coperture – stima per difetto perché la mappatura è ancora in corso) e 8 milioni di tonnellate di amianto friabile. Altrettanto allarmanti il numero dei siti, 50.000 siti industriali rilevanti, 1 milione di siti contaminati, tra i quali edifici pubblici e privati, 40 siti di interesse nazionale tra i quali ce ne sono 10 che sono solo di amianto (come la Fibronit di Broni e di Bari; l’Eternit di Casale Monferrato, etc.); 2.400 scuole (stima 2012 per difetto perché tiene conto solo di quelle censite da ONA in quel contesto – la stima è stata confermata dal CENSIS – 31.05.2014). Esposti più di 352.000 alunni e 50.000 del personale docente e non docente; 1.000 biblioteche ed edifici culturali (stima per difetto perché è ancora in corso di ultimazione da parte di ONA); 250 ospedali (stima per difetto perché la mappatura ONA è ancora in corso). La nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300.000 km di tubature (stima ONA), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenenti amianto rispetto ai 500.000 totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992, quando l’amianto veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive).

Situazione amianto nel Lazio: il V Rapporto Mesoteliomi, fino al 2012, riporta 901 casi di mesotelioma, pari al 2,2%. Dal 01.01.2001 al 31.12.2015 sono stati registrati 1.122 casi di mesotelioma. Facendo quindi una sottrazione si ricava che ci sono stati 221 nuovi casi in 3 anni (con una media di 70 casi ogni anno, coerente con le stime precedenti). Sulla base di queste rilevazioni, la media del numero dei mesoteliomi, tenendo conto delle ultime rilevazioni, purtroppo ancora parziali, è di circa 80 decessi ogni anno, cui si aggiungono almeno il doppio in seguito al tumore al polmone (160 casi), e di altri 50 casi per asbestosi e complicazioni cardiocircolatorie, e, tenendo conto delle altre patologie, l’ONA stima in 300 i decessi per patologie asbesto correlate nel 2017.

La conferenza è stata moderata da Leonardo Iacovelli, Segretario Generale Confassociazioni Ambiente. Sono intervenuti: Antonio Giordano (Università di Siena e Temple University di Philadelphia), Mauro Roberto Benvenuti (Direttore U.O.C. Chirurgia Toracica Spedali Civili Brescia) e i componenti del comitato scientifico ONA Luciano Mutti (Presidente Gruppo Italiano Mesotelioma), Marcello Migliore (Università di Catania), Nicola Forte (fiscalista, docente e giornalista pubblicista) e Antonio Persici (Presidente Confassociazioni Ambiente).


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