Nella settimana che la Fnsi , il sindacato nazionale dei giornalisti, ha deciso di dedicare ai cronisti minacciati, il Parlamento regionale siciliano ha voluto consegnare un contributo importante. Grazie all’impegno di un giornalista che siede nell’aula parlamentare, l’on. Claudio Fava. Dal 25 aprile ad oggi, 1° maggio, Fnsi con contributi importanti, arrivati dall’Ansa e da tantissimi direttori di giornale, quotidiani della carta stampata, radio televisiva e on line, una parte dell’informazione è stata dedicata ai cronisti minacciati con l’obiettivo di creare una “scorta mediatica”, raccontandone ogni giorno, le storie, le inchieste, l’impegno professionale. L’appello, come pure abbiamo qui scritto, sulle pagine di Articolo 21, fu lanciato nei giorni della notizia dell’attentato mortale che la mafia aveva preparato nei confronti del giornalista siciliano Paolo Borrometi, da don Luigi Ciotti e da tanti colleghi sotto tiro, tra i quali Federica Angeli, Michele Albanese, Lirio Abbate, Sandro Ruotolo, per chiedere ai direttori di tutte le testate italiane di riprendere le inchieste dei colleghi sotto tiro, di illuminare i luoghi della mafia e del malaffare e di promuovere, tra il 25 aprile e il 1 maggio, una campagna straordinaria per rimettere al centro dell’agenda politica e mediatica il tema del contrasto alle mafie e alla corruzione.
Il caso ha voluto che negli stessi giorni all’Assemblea Regionale Siciliana si arrivata per la votazione finale la Finanziaria, la legge di bilancio, del Governo Musumeci. E l’on. Claudio Fava ha presentato e ottenuto il sostegno per inserire in bilancio un capitolo di spesa, con fondi per 200 mila euro, destinato ad aiutare i cronisti siciliani minacciati dalla mafia, i giornalisti che hanno subito danneggiamenti potranno trovare risorse economiche a loro favore. Il Governo regionale, con l’assessore Lagalla, ha provato a far desistere l’on. Fava dal suo intento, proponendo di modificare in ordine del giorno il suo emendamento, il deputato catanese ha insistito ed ha trovato d’accordo con lui la maggioranza del Parlamento. Emendamento approvato, farà parte del bilancio della Regione Sicilia. Un buon risultato, un salto di orgoglio di un Parlamento spesso tanto discusso per i deputati indagati, uno schiaffo per il presidente Musumeci che sempre pronto a ricordare la sua iscrizione all’Ordine dei Giornalisti, in questa occasione pare essersene dimenticato, avendo dato mandato al suo assessore Roberto Lagalla di bloccare l’emendamento Fava. I 200 mila euro che hanno trovato destinazione nel nuovo capitolo di bilancio sono stati sottratti ad uno dei sottogoverni e carrozzoni della Regione siciliana, ossia l’istituto superiore di giornalismo, l’unico in Italia che non forma giornalisti, non permette l’iscrizione all’Albo e non è riconosciuto dall’Ordine dei giornalisti. I 200 mila euro verranno utilizzati per un fondo ad hoc per i giornalisti vittime di minacce e danneggiamenti da parte della criminalità mafiosa.
“Un riconoscimento doveroso ai tanti operatori dell’informazione che giornalmente rischiano per cercare e raccontare la verità con le loro inchieste e il loro lavoro – ha commentato Claudio Fava – Tolti ad un istituto, che non è superiore e non è di giornalismo”. L’assessore regionale Roberto Lagalla in aula ha detto di apprezzare l’iniziativa di Fava, annunciando il commissariamento dell’Istituto ed ha cercato di far recedere Fava sostenendo che quei 200 mila servivano a pagare i debiti dell’ente. Probabilmente a pagare quei debiti è più giusto che ci pensino coloro i quali si sono occupati della gestione, “regalando” in qualche caso consulenze in giro per la Sicilia. Fava si può dire che ha voluto tendere un filo che lega la sua attività di vice presidente della commissione nazionale antimafia, che ha ricoperto a Palazzo San Macuto a Roma, nel corso della disciolta legislatura che lo ha visto sedere come deputato a Montecitorio, con quella di deputato regionale : a Roma infatti Fava ha presieduto il gruppo di lavoro della commissione antimafia dedicato ai giornalisti minacciati, consegnando al Parlamento nazionale un relazione che non ha precedenti; a Palermo ha ripreso occupandosi di giornalisti minacciati, e di una informazione più libera, cominciando con il renderla libera dagli attentati, dalle minacce e dalle intimidazioni.