Dal 30 marzo scorso, come ormai è noto, ogni venerdì, al confine che separa Gaza – sotto assedio israeliano dal 2006 – da Israele, si svolge la Grande Marcia del Ritorno. Avrà termine il 15 maggio, 70° anniversario della Nakba (la “catastrofe”,per il Popolo Palestinese).
Anche questo venerdì, per la sesta volta, in varie parti del confine si è riversata la società civile – migliaia di civili, tra cui donne, bambini e anziani, famiglie intere – e non solo associazioni e rappresentanze politiche.. Questa volta l’obiettivo era mettere in luce la grave disoccupazione che opprime la popolazione della Striscia di Gaza assediata. Circa il 40% dei residenti di Gaza rimane senza lavoro. Che si tratti di emergenza sociale, sanitaria, scolastica e psicologica è documentato dall’ONU e da diverse associazioni per i diritti umani.
La manifestazione anche questa volta è stata assolutamente pacifica. Nondimeno l’esercito israeliano, posizionato sulle colline dietro le barriere sabbiose con dozzine di cecchini e con jeep militari lungo tutto il confine, ha sparato. come nei 5 venerdì precedenti contro manifestanti disarmati, bambini inclusi., che spesso volgevano le spalle alle lontane recinzioni. Fortunatamente nessuno è stato ucciso, ma il bilancio è comunque pesante. . Il locale ministero della sanità riferisce che 431 dimostranti sono stati feriti dal fuoco o intossicati dai gas lacrimogeni dei militari israeliani; 196 civili sono stati feriti con proiettili vivi e da bombolette lacrimogene, tra cui 28 bambini, 8 donne, 5 giornalisti e 3 paramedici, di cui uno in modo grave, così come centinaia di persone hanno inalato gas lacrimogeno. Pure due ambulanze sono state bersaglio dell’ IDF. Sicuramente i cecchini israeliani le avranno scambiate per terribili minacce alla sicurezza.
Il bilancio dal 30 Marzo è di 41 vittime , di cui 5 bambini, 2 giornalisti (Yasser Murtaja e Ahmed Abou Hussein, che indossavano dei giubbotti con la chiara scritta PRESS) e 2 persone con disabilità; il numero dei feriti è salito a 3.033 (6.800 se si considerano gli intossicati da gas tra cui 517 bambini, 85 donne, 36 giornalisti e 23 paramedici .
Amnesty International ha invocato una inchiesta internazionale sui fatti in corso, aa l’IDF in risposta alle petizioni delle associazioni per i diritti umani contro l’uso di munizioni in occasione di manifestazioni, ha replicato di “star seguendo le regole che si applicano in stato di guerra e quindi hanno diritto di usarle”. In altre parole l’IDF afferma di sospendere a proprio piacimento l’applicazione delle leggi internazionali. Fino a quando la comunitàinternazionale permetterà tutto ciò?
Flavia Donati, della Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese