Nei primi giorni di maggio del 2008 parlavo al telefono con Paolo della situazione politica uscita dalle elezioni di aprile, quelle di esordio del PD, che ebbe il 34% dei voti ma non vinse. Stava nascendo il terzo governo Berlusconi, ne ragionavamo come di un grande rischio per il paese. Paolo seguì le consultazioni al Quirinale fino alla settimana prima di salutarci per sempre. Le immagini della sua fatica ma della sua passione professionale e culturale più forte della malattia sono negli archivi della Rai a raccontare la sua storia alle nuove generazioni e l’intitolazione della biblioteca Rai di Viale Mazzini al suo nome resta per me un importante motivo di soddisfazione, nel rimpianto mai attenuato di aver perso troppo presto un modello irripetibile di giornalismo e di testimonianza civile.
In questi dieci anni in cui tutto è cambiato, durante i quali la crisi economica ha devastato mezzo mondo e l’Italia in particolare, in cui la politica è impazzita, i partiti hanno perso i loro connotati, in cui sono maturati rancori, superficialità, qualunquismo, disvalori, accanto al crescere di criminalità di ogni tipo, ho sempre sentito forte la mancanza di una chiacchierata con Paolo. Anche una telefonata, appunto. O un incontro veloce nelle strade intorno a Viale Mazzini, dove io lavoravo e lui abitava.
A Paolo abbiamo dedicato il premio di Articolo 21, un premio destrutturato, un po’ incasinato, proprio come Paolo, ma rigorosamente assegnato sulla base dei valori del giornalismo che illumina i lati trascurati della società, che fa scoprire piccoli e grandi casi di criminalità, di malasanità, che racconta la vita vera delle persone e di quegli ultimi di cui oggi si ricorda solo Papa Francesco, dei perseguitati per le loro idee, dei silenziosi testimoni di democrazia che ogni giorno cercano, è il caso di dirlo, di salvare il salvabile. Mi viene in mente il coro dei giovani cantanti congolesi che suonarono per ore anche dopo il funerale di Paolo, bloccando Viale Mazzini, con la gente che passava e non capiva, perché pensava ad una festa sulla scalinata di una chiesa.
Sabato 19 al Teatro S. Genesio, accanto alla Rai di Viale Mazzini, Laura Giuntella con i tre figli ha organizzato un incontro per fare una chiacchierata come se Paolo fosse lì, un evento che ha voluto definire “nostalgia di cielo”. Noi abbiamo tutti molta nostalgia di Paolo Giuntella.