La conferma dei preparativi di attentato ai danni del nostro presidente Paolo Borrometi, giunta dal Tribunale del riesame, devono una volta per tutte risvegliare la consapevolezza che la mafia, le mafie nel nostro Paese sono ben attive e considerano quali primi nemici i giornalisti che non sono disposti al silenzio e continuano a indagare e a raccontare ai cittadini i crimini e il malaffare. Ma dobbiamo anche avere consapevolezza che l’attacco al dovere d’informare arriva anche attraverso un uso più che spregiudicato della difesa da parte di un numero crescente di avvocati che arrivano a stravolgere le pronunce della magistratura pur di delegittimare quanti non tacciono. Noi difenderemo sempre il diritto alla difesa per tutti, mafiosi compresi. Ma non accettiamo che questa venga attuata, dentro e fuori le aule dei tribunali, come arma contundente e bavaglio nei confronti di cronisti, inquirenti, magistrati e gli stessi cittadini che vogliono verità e giustizia. Lo diciamo anche a quanti, nelle istituzioni, nei media e persino, talvolta, nelle organizzazioni della categoria, colgono l’occasione per tentare di isolare chi, come Paolo Borrometi, svolge bene il proprio mestiere: Paolo non è solo, come non sono soli gli uomini della sua scorta che condividono con lui ogni minuto e, quindi, anche i rischi che derivano dal suo senso del dovere. #IoStoConPaoloBorrometi