E contro di lui l’ignobile, autoritario e violento attacco di M5S, Lega e Fdi
Di Pino Salerno
Ore 20.20 di domenica 27 maggio 2018, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella scende in sala stampa al Quirinale e parla agli italiani spiegando le ragioni, forti e costituzionalmente ineccepibili, della sua scelta, di non accettare il diktat della coalizione Lega-5Stelle sull’attribuzione del Ministero dell’Economia a Paolo Savona. In una data che passerà nei libri di storia dei nostri nipoti per l’importanza e la drammaticità che questa fase presenta, Mattarella ha dovuto esercitare una vera e propria lezione di Diritto Costituzionale, diretto all’opinione pubblica e agli interlocutori politici. “Il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non può subire imposizione”. Parole scolpite nella pietra viva della Costituzione, quelle di Sergio Mattarella, al termine di una giornata tesissima nella quale ha provato fino all’ultimo secondo a varare un governo Lega-M5s, proponendo mille varianti a Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Anche quella di proporre il braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti, al posto di Paolo Savona all’Economia. Ma aveva scelto di non mandare comunque alle Camere Giuseppe Conte come pure il professore di diritto privato gli aveva chiesto al termine del colloquio che ha sancito la resa. Una decisione presa, come è nel suo stile, dopo un’attenta meditazione, consapevole che sarebbe partito immediatamente un fuoco di fila di attacchi personali, giunti fino all’ignobile e indecente proposta di un atto di accusa, o impeachment, da parte di Fratelli d’Italia e del capo politico dei 5Stelle, Luigi Di Maio. Se daranno seguito parlamentare a questa scelta sciagurata della messa in stato d’accusa di Mattarella, secondo l’articolo 90 della Costituzione, si tratterebbe, di fatto, di un atto del tutto eversivo, così come farsescamente eversiva è apparsa la lunga sequela di settimane perse a metter a punto un contratto palesemente contrario ai principi costituzionali. Quel che appare certo è che in queste ore alcuni programmi televisivi aprono alla propaganda eversiva di destra e 5Stelle: Fabio Fazio incredibilmente lascia dire al telefono a Di Maio dinanzi a milioni di spettatori che si procederà alla procedura di impeachment, mentre un altro “conduttore”, Massimo Giletti, apre microfoni e telecamere alla destra di Meloni e Santanché, e a Matteo Salvini, e Di Maio, nelle dirette dalle loro campagne elettorali. Forse si dovrebbe levare qualche voce, dalla Rai, dal garante, dal Consiglio dell’ordine dei giornalisti. Contro Mattarella in televisione, soprattutto su la7, è stato detto di tutto di più con la complicità del conduttore: una vergognosa prova di sudditanza e una palese violazione della par condicio, perché siamo in campagna elettorale.
La dichiarazione di Paolo Savona che avrebbe dovuto convincere Mattarella
Di Maio e Salvini credevano sarebbe potuta bastare una preventiva dichiarazione di fede europeista da parte di Paolo Savona per convincere il Colle. E l’economista sardo ci aveva anche provato. Nel pomeriggio, mentre il candidato premier lavorava a casa, Savona aveva infatti diffuso una sua dichiarazione per chiarire quali fossero le sue posizioni sul “tema dibattuto e quelle del governo che si va costituendo interpretando correttamente la volontà del Paese”. In poche parole, “voglio una Europa diversa, più forte, ma più equa” scrive Savona che stigmatizza la “scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione Europea”. Ma al Quirinale la sua professione europeista non è bastata e non ha potuto che dire “no” ad un “sostenitore della fuoriuscita dall’euro”. Nonostante il suo ultimo tentativo di mediazione l’incarico al prof di diritto privato mostra a quel punto di essere arrivato ad un nulla di fatto. Rimette il mandato per “formare il governo di cambiamento” nelle mani del Presidente che ringrazia così come gli esponenti delle due forze politiche per aver indicato il mio nome” ed avergli dato fiducia.
Mattarella: Abbiamo favorito in tutti i modi il governo giallo-verde, li abbiamo aspettati per mesi, abbiamo sin dall’inizio detto di sì a ministeri per i loro leader
Sergio Mattarella ha preferito così prendersi la croce sulle spalle piuttosto che derogare dai suoi principi, da quelli della carta costituzionale. Oggi era in gioco addirittura qualcosa di più della nascita di un governo. Si è messo in discussione l’istituzione stessa di “garanzia” della presidenza della Repubblica. Il Quirinale non commenta la richiesta di impeachment, quasi fosse prevista anche quest’arma finale, ma rovescia la narrazione che Di Maio e Salvini snocciolano da ore attraverso dirette facebook sempre più indecenti e incendiarie. In Costituzione non esistono veti, si premette. Abbiamo favorito in tutti i modi il governo giallo-verde, li abbiamo aspettati per mesi, abbiamo sin dall’inizio detto di sì a ministeri per i loro leader (si pensi solo al disastro di Matteo Salvini al Viminale). E invece oggi ci hanno portato non un irrigidimento ma addirittura un muro. Anche Giorgetti all’Economia non è andato bene e, si osserva, non si capisce come mai. Forse il loro esponente di punta non aveva la grinta necessaria che invece esprimeva Savona? Troppi erano i rischi per i soldi degli italiani, troppe le incertezze che si stavano concentrando sulla figura di Savona e troppi gli attacchi sulla figura e il ruolo del presidente della Repubblica. “L’incertezza della nostra posizione nell’Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende. L’ aumento dello spread aumenta debito e riduce la possibilita’ di spese in campo sociale. Questo brucia risorse e risparmi delle aziende e prefigura rischi per le famiglie e cittadini italiani”, spiega Mattarella visibilmente provato per quella che inevitabilmente è un conflitto istituzionale risolto come una sconfitta per tutti. Ma l’allarme sulla tenuta del sistema era troppo forte e il capo dello Stato ha preferito muoversi velocissimo: procederà con il suo governo neutrale e già lunedì – ha fatto sapere a borse ancora chiuse – aspetta al Quirinale Carlo Cottarelli. Mister “spending review” guiderà quindi il governo del presidente che ormai molto probabilmente sarà un governo elettorale. Già si guarda alle urne a fine settembre o ai primi di ottobre.
Chi è Carlo Cottarelli
Sarà dunque Carlo Cottarelli l’uomo che riuscirà a tirare l’Italia fuori dallo stallo che dura dal 4 marzo? Nato a Cremona nel 1954, laureato in Economia a Siena, master alla London School of Economics, ha lavorato dal 1981 al 1987 presso la direzione monetaria del Servizio Studi della Banca d’Italia e dal 1987 al 1988 al Servizio Studi dell’Eni. E’ stato direttore esecutivo ell Fondo Monetario Internazionale (FMI) per Italia, Albania, Grecia, Malta, Portogallo e San Marino da novembre 2014 a ottobre 2017. Da ottobre 2013 a ottobre 2014 – nei governi Letta e Renzi – è stato commissario per la Revisione della Spesa Pubblica in Italia. Dal 2008 al 2013 Direttore del Fiscal Affairs Department del Fondo Monetario Internazionale. Attualmente, oltre ad essere Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (incarico a titolo gratuito), è visiting professor alla Bocconi.
Il parere di un costituzionalista, Cesare Pinelli: l’atto d’accusa “è una cosa che non sta né in cielo né in terra…” e Mattarella ha esercitat con scrupolo le sue prerogative
Cesare Pinelli, ordinario di Diritto Costituzionale alla Sapienza, trasecola davanti alle minacce di messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica evocata oggi da FdI e M5s dopo il fallimento del tentativo Conte per la formazione del governo. Una procedura prevista per i reati di alto tradimento e di attentato alla Costituzione, attivata dal Parlamento e sottoposta al giudizio della Corte Costituzionale in una composizione integrata di 16 giudici eletti dal Parlamento che si aggiungono ai 15 ordinari. “Ma il punto – tiene a sottolineare il costituzionalista – è che ci vuole, come presupposto, un fumus di questi reati, mentre qui siamo all’esatto contrario”. “Il Presidente della Repubblica – scandisce Pinelli – ha esercitato scrupolosamente le prerogative previste dalla Costituzione, in particolare dall’articolo 92 per quanto attiene alla nomina del presidente del Consiglio e, su sua proposta, dei ministri. Queste prerogative si estendono a tutti i ministri e quindi se c’è un pericolo per il Paese, come – segnala – c’è da quattro o cinque giorni a questa parte un problema di ordine finanziario per le reazioni dei mercati, il Presidente si attiene agli interessi della Repubblica e li difende”. Fuori di metafora, rileva ancora, “con la nomina di Savona lo spread sarebbe schizzato a 400 e discutiamo di messa in stato d’accusa? Ci sarà anche una maggioranza – osserva ancora Pinelli – ma una maggioranza non può portare il Paese al suicidio. Sull’operato di Mattarella – considera dunque – non c’è la minima ombra e trovo, francamente, sconcertante l’ipotesi ventilata in queste ore a fronte di quella che – ribadisce – non è altro se non la piena applicazione del mandato costituzionale. Perché la scelta dei ministri è sì in accordo con il presidente del Consiglio ma quest’ultimo non può imporli al Capo dello Stato”.
Le reazioni: Pietro Grasso; Federico Fornaro; Maurizio Martina; Renato Brunetta
“Le prerogative del Presidente della Repubblica sono garanzia per il Paese e per i cittadini, e non possono essere messe in discussione dall’irresponsabilità dei partiti, anche quando non se ne condividono le decisioni. Salvini e Di Maio rileggano la Costituzione”, scrive il leader di LeU ed ex presidente del Senato, Pietro Grasso. “Le prerogative del Presidente della Repubblica sono scritte nella Costituzione. Perché Lega e M5S non hanno voluto accogliere l’invito di Mattarella per un politico autorevole al Ministro dell’Economia? Di tutto il Paese aveva bisogno meno che di una nuova campagna elettorale con uno scontro istituzionale gravissimo e preoccupante”, scrive in una nota il capogruppo alla Camera di Liberi e Uguali, FedericoFORNARO
“Noi siamo pronti a sostenere le iniziative del Presidente della Repubblica”, ha detto il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina. Martina ha espresso l’auspicio che Lega e M5s, “rivedano le posizioni espresse in queste ore”. “La finiscano con questa propaganda – ha detto – giocano con i risparmi degli italiani, con la vita di aziende e famiglie. Quando si tratta di dare certezze su questi temi non si può scherzare usare sempre carta della propaganda”. Quanto alla convocazione di Carlo Cottarelli al Quirinale, Martina ha detto: “So quello che abbiamo visto tutti, ascolteremo nelle prossime ore quel che dirà il Presidente Mattarella”.
Sulla sciocchezza della richiesta di impeachmente interviene, stigmatizzandolo, anche Renato Brunetta: “Irresponsabile chi parla di impeachment nei confronti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In questo momento particolarmente delicato, nel mezzo di una lunga crisi politica e istituzionale, occorre tutti stare vicino al Quirinale e attenersi alle sue determinazioni. In questi 85 giorni dal voto di irresponsabilità ne abbiamo viste anche troppe. Adesso basta, adesso la parola al Presidente della Repubblica”. E infine sul tema interviene anche Silvio Berlusconi con una nota: “Il Movimento 5 stelle che parla di impeachment è come sempre irresponsabile”, sottolinea Silvio Berlusconi. “Prendiamo atto con rispetto delle decisioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e osserviamo con preoccupazione l’evolversi della situazione politica. Come sottolineato dal presidente Mattarella, in un momento come questo il primo dovere di tutti è difendere il risparmio degli italiani, salvaguardando le famiglie e le imprese del nostro Paese”, conclude Berlusconi.