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M5S-Lega. Per l’Economist sarebbe un governo illiberale, russofilo e xenofobo

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Il “contratto” è denso di punti incostituzionali, antidemocratici, e punitivi

Di Pino Salerno

A qualcuno potrà anche non piacere, ma il settimanale The Economist resta ancora autorevole e tra i più letti al mondo. Ebbene, nella serata in cui Matteo Salvini e Luigi Di Maio diffondono ottimismo con sorrisi a 32 denti, l’Economist, dopo aver letto una bozza del contratto di governo, l’ultima in ordine di tempo, ma non è detto che sia la definitiva, esprime un giudizio nettamente negativo sulla coalizione che forse lunedì sarà chiamata a guidare l’Italia. Il giudizio dell’Economist sarà considerato come un’interferenza? Può darsi, ma ciò che si rileva è una preoccupazione fortissima che anche noi abbiamo provato leggendo quel documento, soprattutto nella parte che riguarda gli impegni dell’Italia in politica estera, sui temi del lavoro, della Giustizia, per non parlare delle politiche migratorie e l’Europa. Ecco cosa scrive l’Economist: ” If they can agree, one of the European Union’s most important states will have a Russophile government bent on challenging the constraints of the euro zone. An M5S-League coalition would be eccentric, idealistic, tinged with xenophobia, intolerant of corruption and economically illiberal. If the two anti-establishment parties fail to agree, the outlook will be no less uncertain. It will mean either new elections, or a technocratic government lacking the authority to implement necessary reforms” (Se riescono a trovare l’accordo, uno degli stati più importanti dell’Unione Europea avrà un governo russofilo portato a sfidare i vincoli dell’eurozona. Una coalizione M5S-Lega sarebbe eccentrica, idealistica, caratterizzata da xenofobia, intollerante verso la corruzione ed economicamente illiberale. Se invece i due partiti anti-establishment dovessero fallire, lo scenario non sarebbe meno incerto. Significa pervenire o a nuove elezioni o a un governo tecnocratico privo dell’autorità di realizzare le riforme necassarie). L’Economist rileva insomma un passaggio del contratto, sul quale la stampa italiana ha sorvolato, che invece a livello internazionale scatena molti timori. Si tratta di quella parte dedicata alla politica estera, nella quale si scrive che: ” gli Stati Uniti d’America” sono “alleato privilegiato, con una apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale. A tal proposito è opportuno il ritiro immediato delle sanzioni imposte alla Russia, da riabilitarsi come interlocutore strategico al fine della risoluzione delle crisi regionali (Siria, Libia, Yemen)”. Si rammenta che le sanzioni alla Russia sono state imposte dall’Unione Europea per effetto dell’invasione militare della Crimea, e la sua annessione, ai danni dell’Ucraina, suscitando reazioni internazionali fortissime, in seguito ad una sanguinosa guerra civile. Si rammenta anche che è in corso nel Medio Oriente una competizione militare tra Stati Uniti e Russia sull’egemonia regionale, e che Putin e Trump hanno già giocato ruoli diversi ma analoghi nell’attaccare militarmente la regione. L’allarme dell’Economist sul “governo russofilo” è dunque fondato.  Salvini e Di Maio dovranno spiegare innanzitutto ai loro elettori e militanti, che saranno chiamati a valutare l’accordo, come sia possibile conciliare in politica estera un “alleato privilegiato” come gli Stati Uniti di Donald Trump e un “interlocutore strategico” come la Russia di Vladimir Putin che in Medio Oriente hanno manifestato politiche, strategie, interessi, militari ed economici, del tutto contrastanti. Ma nell’intesa c’è di tutto di più, a partire da una serie di punti che appaiono del tutto incostituzionali. Ma andiamo con ordine col racconto di questa ennesima giornata politica.

Contratto c’è, ma non il premier. Continua la farsa

Il nome del premier non c’è ancora. La capogruppo di M5S alla Camera Giulia Grillo: “al massimo entro lunedì ci potrebbe essere il confronto con il presidente della Repubblica”. Il contratto tra M5S e Lega del resto è praticamente pronto, ammette la Grillo, ora i due leader dovranno consultarsi sugli ultimi aspetti”. Sul nome del premier, non è ancora tramontata la possibilità che tocchi proprio a Luigi di Maio: “La speranza c’è – ammette Grillo – sarebbe una garanzia anche per la Lega perché Luigi è una persona di parola, dice sempre quello che fa”. In ogni caso “la persona che ricoprirà il ruolo di presidente del Consiglio, chiunque sarà, saprà che avrà degli obiettivi ben precisi e questo ci mette fiducia. Ho grande rispetto per il presidente della Repubblica, faremo di tutto per non deluderlo e per non deludere gli italiani”. Dall’ultima bozza di contratto è sparita la richiesta di abbuono dei 250 miliardi di debito alla Banca Centrale, così come lo stop ai lavori della Tav in Val di Susa, mentre sono confermatissimi flat tax e reddito di cittadinanza. La Grillo prova a rassicurare ‘speculatori’ e osservatori: “Noi non vogliamo mandare a monte i conti italiani, al contrario: ci sono tante manovre di spending review ancora da fare, nella sanità per esempio c’è un miliardo da recuperare. I 100 miliardi quantificati non sono certamente annui, ma spalmabili su cinque anni, e la media della finanziaria annua è sempre di 20-30 miliardi, quindi siamo in linea. Non sarà un gioco da ragazzi ma ci sono le basi per poter lavorare bene, ci sono le basi per sforare non di molto dal deficit, che è una idea ma non la prima da considerare”.

Salvini ad Aosta ringrazia gli “amici del M5S” ed è orgoglioso del lavoro fatto

Matteo Salvini ad Aosta parla del lavoro fatto nelle ultime settimane, un lavoro “sui contenuti” e non sui nomi “di ministri e viceministri ” e ringrazia ” gli amici del M5s, che conoscevo poco e ho conosciuto in questi giorni, di cui riconosco la serietà e la volontà positiva di costruire “. “Sono orgoglioso del lavoro fatto in questa settimana – ha detto nella conferenza stampa che ha preceduto l’incontro in vista delle regionali di domenica ad Aosta – E’ un lavoro che stupisce molti perché, invece di litigare su ministri e viceministri, ci siamo occupati di cose come lavoro, tasse, pensioni, Europa, immigrazione, grandi opere, di ambiente, libertà di cura, educazione. Ci sono due programmi di due forze diverse – ha osservato- che stanno facendo uno sforzo enorme. Abbiamo fatto un enorme lavoro di costruzione, ognuno mantenendo la sua identita’”. Infine, ecco la sorpresa: Salvini mostra ancora qualche cautela. Infatti, dice: “se ci sono i margini e la concordia per farlo, se si condivide il progetto e la squadra da lunedì si parte. Se il lavoro fatto sarà sufficiente per dare vita ad un governo di grande cambiamento ne saremo orgogliosi, altrimenti lasceremo in eredità a qualcuno che verrà dopo di noi un lavoro sicuramente non inutile”.

Alcuni esempi di proposte incostituzionali e fortemente antidemocratiche e punitive: i magistrati bloccati

Tra i casi esemplari di proposte antidemocratiche contenute nell’insidioso “contratto di governo”, ve n’è uno davvero odioso e riguarda i magistrati, per i quali si dice di voler conservare autonomia e indipendenza, ma che di fatto vengono sottoposti a una vera e propria operazione punitiva. Infatti, Lega e M5S sostengono intanto di voler cambiare le regole di elezione del Consiglio Superiore della Magistratura, in modo da “rimuovere le attuali logiche spartitorie e correntizie”. Il sistema di elezione dei membri del CSM è regolato dalla stessa Costituzione in modo dettagliato, all’articolo 104: oltre ai due magistrati membri di diritto, “gli altri componenti sono eletti per due terzi da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti alle varie categorie, e per un terzo dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio”. Chiediamo agli estensori del contratto: si vuole evitare che nella loro autonomia e indipendenza i magistrati si associno tra loro secondo orientamenti politici? Se è così,  come pensano quei signori di riformare il sistema di voto dei due terzi dei giudici togati nel Csm? Sorge il sospetto che qualcuno voglia portare il Csm nella sfera delle competenze del ministro della Giustizia, un ritorno ad anni bui. Cosa alimenta questo sospetto? Un’altra proposta contenuta nel contratto, che limita ancora di più l’autonomia della magistratura. C’è scritto a chiare lettere che il giudice che voglia intraprendere la carriera politica, una volta eletto “non potrà tornare a vestire la toga”. Ciò significa negare un diritto inviolabile di ogni cittadino, giudici compresi: l’elettorato passivo e attivo senza essere vincolato. Chi ha redatto questa parte del documento nutre evidentemente un intento punitivo proprio nei confronti dell’autonomia della Magistratura, che si dice di voler difendere.

Un altro ritorno al passato, incostituzionale: armi legittime per tutti e carcere duro 

Per giustificare l’adesione ad un vecchio “pallino” della Lega, cioè quello della giustizia “fai da te” col possesso di armi, si allarga il perimetro della legittima difesa, facendo ricorso alla “inviolabilità della proprietà privata”, ed “eliminando gli elementi di incertezza interpretativa” (cosa vuol dire? Non spetta al Tribunale stabilire i fatti e definire se si è innocenti o colpevoli?). In sostanza, il linguaggio sibillino rinvia semplicemente ad una promessa leghista fatta in campagna elettorale: il diritto di farsi giustizia, con qualunque arma, qualora un ladro dovesse entrare in casa, facendola franca, e senza essere sottoposto a processo. Tutto ciò è contrario alla civiltà giuridica, alla Costituzione, al Diritto. Ma accanto a questo c’è anche l’inasprimento delle pene per reati considerati minori addirittura depenalizzati, e la volontà di trasformare la prescrizione costituzionale del carcere come riabilitazione del detenuto, in qualche altra cosa, molto più repressiva.

Un altro meccanismo repressivo, ma demagogico, che riguarda i migranti

Ed ecco l’ennesima trovata del tutto demagogica: “Ad oggi sarebbero circa 500 mila i migranti irregolari presenti sul nostro territorio e, pertanto, una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria. Ai fini dell’espletamento delle procedure e dell’effettivo rimpatrio, il trattenimento deve essere disposto per tutto il periodo necessario ad assicurare che l’allontanamento sia eseguito in un tempo massimo complessivo di diciotto mesi, in armonia con le disposizioni comunitarie”. Come funziona il rimpatrio di 500mila persone? Con quali mezzi e con quali risorse? E poi, rimpatriarli dove, secondo quali accordi internazionali bilaterali? L’intesa non ce lo dice, ma questo silenzio dimostra ampiamente il carattere del tutto demagogico ed elettoralistico di questo punto, che tuttavia rivela anche un’altra dimensione xenofoba del documento. Per ora ci fermiamo qui, per non tediare ulteriormente i nostri lettori. Ma di esempi ce ne sono ancora altri. Il giudizio politico da trarre? Come dice l’Economist si tratta di un governo “eccentrico, idealista, caratterizzato da xenofobia e illiberale”. Speriamo che il Presidente Mattarella nella sua saggezza lo faccia saltare.

Da jobsnews


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