Legalità, non basta dirlo. Luigi Ciotti non si stanca mai di ripeterlo: la cultura dell’antimafia va vissuta concretamente, giorno per giorno, e non deve diventare uno slogan. Per illuminare il territorio bisogna conoscerlo, bisogna abitarlo. Forse anche per questo siamo a Cinecittà est, uno dei quartieri più popolari di Roma, duecentomila abitanti. Siamo ad un chilometro e mezzo circa dal Roxi Bar, alla Romanina, diventato noto per il coraggio dei gestori che chiedono di lavorare normalmente e di non subire le angherie e i ricatti del clan Casamonica, che si è stabilito proprio lì, poco fuori dal Raccordo anulare.
Proprio qui, mattone su mattone, i promotori dell’Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti, insieme agli attivisti dell’associazione Da Sud, hanno organizzato una manifestazione pubblica con studenti, docenti e associazioni del territorio. Così il 23 maggio, il giorno per ricordare la strage di Capaci, Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta diventa occasione di vita. “Vogliamo riappropriarci dei nostri spazi – dicono gli organizzatori – a partire dalle strade del territorio in cui viviamo e che, come raccontano le cronache, è a forte rischio di presenza criminale e mafiosa”.
L’aula magna dell’Istituto Superiore Enzo Ferrari, ex succursale del Vallauri, tiene a battesimo l’iniziativa insieme a centinaia di ragazzi delle scuole che hanno preparato striscioni e manifesti: la mafia si batte tutti insieme, ribadiscono insieme ai loro insegnanti e ai genitori che hanno partecipato alla manifestazione. Partecipano all’assemblea molte associazioni di quartiere, al fianco di Libera e con loro c’è Tina Costa, 92 anni, staffetta partigiana e ragazzina ribelle, che racconta la sua vita antifascista. C’è un’alleanza spontanea e simultanea con le reti dei giornalisti impegnati nel sociale e contro le mafie, rappresentati da Claudio Marincola, dell’Ordine dei giornalisti del Lazio che sale sul palco e racconta ai ragazzi i rischi del mestiere: “Ne vale la pena ragazzi, quante volte da cronista sono venuto in queste periferie per raccontare storie spesso difficili da scrivere. Quante volte alle mie domande la reazione delle persone è stata quella di girarsi dall’altra parte: non fatelo mai ragazzi, perché il silenzio è mafia”. C’è la rete NoBavaglio, tra i promotori dell’iniziativa, ci sono Articolo 21, Libera Informazione, Fnsi, OdG, ControCorrente e altre reti per la libertà di informazione e di espressione.
La partita che si gioca è importante, c’è bisogno dell’azione simultanea di impegno, interventi dal basso e politiche sociali. Nessuno si senta escluso, con l’umiltà e lo spirito di servizio di chi ascolta e prova ad illuminare ciò che rischia di rimanere al buio: questo è il messaggio. Lo ripete ai ragazzi Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi che sceglie di visitare i locali che ospiteranno la biblioteca insieme a Danilo Chirico, presidente di Da Sud: “Con questa iniziativa – spiegano gli organizzatori – vogliamo mettere al centro i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione a settant’anni dalla sua entrata in vigore. Aderendo alla manifestazione, ciascun istituto ha scelto simbolicamente di adottare uno dei principi della Carta costituzionale e una volta giunti al punto di arrivo riceverà una targa con l’articolo adottato. Un gesto simbolico, ma concreto, che rappresenta da parte delle scuole ie dei cittadini una sorta di riappropriazione del territorio, che come raccontano le cronache è a forte rischio di presenza criminale e mafiosa”.
L’iniziativa nasce in continuità con le attività che l’Associazione daSud, insieme a numerose altre realtà sociali e culturali – Via Libera, Cooperativa Diversamente, Compagnia Ragli, Magville, Associazione VaBè, Associazione Lombardo Radice – svolge all’interno del progetto educativo e sociale sperimentale di ÀP – Accademia Popolare dell’Antimafia e dei Diritti. Alla manifestazione, tra gli altri, hanno partecipato i rappresentanti del Municipio VII e del Comune di Roma.