Dopo lo struggente “Le ultime lune” con un geniale Gianrico Tedeschi nei panni di un vecchio al confine della vita, approda allo Stabile di Catania questo secondo gioiello di Furio Bordon sul delicato tema a doppio filo della Senectudo. “Un momento difficile” con Massimo Dapporto è il titolo eufemistico di questa intensa e ironica partitura a quattro. In scena infatti, a dialogare con il figlio insofferente al capezzale della madre morente, una coppia surreale che affiora dal buio dell’anima: i suoi genitori, giovani e belli. Toccante memoria che inevitabilmente affiora nel pensiero di un figlio affaccendato in mansioni rovesciate.
Il genitore ora è lui. Ingabbiato in una tragedia annunciata, senza via d’uscita. Si perde l’orientamento e la centralità. Ci si scopre impreparati. L’assistenza di un genitore ultranovantenne, malato, prossimo alla morte, devastato dalla sua implacabile vecchiaia, il suo declino irreversibile, questo tristissimo accompagnamento al termine della vita è l’ingrato compito dei figli che a loro volta sono stati accompagnati verso la vita dai genitori. L’esistenza con le sue trame complesse e dense di gioie e dolori al capolinea della vita, qui si rivela nella sua scabra condizione, asciutta come un osso, su cui si raggrumano ricordi, rimpianti, memorie travestite, emozioni scoperte tra la stanchezza e l’irritazione del figlio stretto in un’assistenza dolorosa, prigioniero tra il dovere e l’amore, al di là delle incomprensioni, dei rancori, delle incompatibilità.
Eppure, pregio dell’opera, il tono è leggero, sollevato dalle comunicazioni surreali di una vecchia madre in piena demenza senile al centro della scena, nel suo letto, e il figlio che risponde spazientito alle illogicità dei discorsi, alle reiterazioni, alle fissazioni, in un quadro scontato che si anima improvvisamente di due figure biancovestite. Sono giovani, eleganti, belli. Sono un uomo e una donna. Accendono il palco della loro presenza. Le loro voci risuonano nello spazio asfittico della stanza, allargando con la magica presenza la consapevolezza di un’attesa difficile. Sono i genitori, o meglio la loro evocazione nell’anima del figlio. Il padre, morto precocemente. La madre che sta per morire. I due piani dell’esistenza, il passato e il presente si intrecciano in un intenso colloquio a quattro. Nel piano della memoria la coppia si offre come supporto affettivo a quello che fuor di retorica viene chiamato “…un momento difficile”. La triste monotonia delle cure, dei pannoloni, delle bottigliette accumulate sul comò, si squarcia lasciando scorrere episodi dell’infanzia, le fragilità e i vizi della coppia, ma anche le amorevolezze, aprendo un varco tra le paure e i traumi del bambino che è stato il figlio, in un delicato e vivace Amarcord che accompagna e colora il buio di una stanza nella quale aleggia la morte.
Umanissima, con sfumature di dolente verità, garbatamente ironica, la pièce si avvale di una regia accurata, di una geometrica scenografia e un sapiente gioco di luci che tagliano gli spazi verticalizzando e imponendo i due piani del racconto, su cui si muovono con disinvolta eleganza le due candide emanazioni in charme di sapore hollywoodiano, interpretate con classe da Debora Bernardi e Francesco Foti. Lei, la madre, complessa nella sua irritabilità con sfaccettature d’amore, in contrasto con la serena pacatezza di lui, padre tenero e affascinante, ma anche marito infedele, in una rievocazione di reciproci tradimenti o pseudo tralignamenti. Al centro della scena, leitmotiv in pannoloni e demenze, intrisa di sofferenza senile e inconsapevole sens of humour Ileana Rigano, tenera e spietata vecchia madre, colta nello sfacelo della sua devastante vecchiezza, quasi comica a fronte della difficoltà del figlio che si aggira incerto e impacciato tra punture e medicine, vita e morte, passato e presente, un Massimo Dapporto intenso e contenuto, che ci fa sentire con misura il disagio e la ricchezza emotiva di un destino comune.
Nell’ultima scena erompe, nel “ momento difficile”, improvvisa e sanante, la forza degli affetti e il sostegno dei sentimenti, baluardo contro la durezza dell’esistenza, quando le radici se ne vanno e per un momento ci si sente irrimediabilmente smarriti, sradicati e soli, balbettanti… ma..ma..ma.., nella ripetitività meccanica e dolorosa della parola che non pronunceremo più.
UN MOMENTO DIFFICILE
di Furio Bordon
regia Giovanni Anfuso
Scene Alessandro Chiti
Musiche originali Paolo Daniele
Movimenti di scena Amalia Borsellino
Luci Gaetano Mela
Regista assistente Angelo D’Agosta
Con Massimo Dapporto, Ileana Rigano, Francesco Foti, Debora Bernardi
La ninna nanna è cantata da Lisa Angelillo
Maestra di canto Costanza Paternò
Produzione Teatro Stabile di Catania
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Al Teatro Verga fino al 20 Maggio