Roberto Spada doveva essere arrestato per l’aggressione a Daniele Piervincenzi avvenuta a Ostia il 7 novembre scorso mentre il giornalista, insieme all’operatore Edoardo Anselmo, stava facendo un servizio di cronaca per la trasmissione Nemo di Rai Due. E’ quanto ha stabilito la quinta sezione della Corte di Cassazione in seguito al ricorso presentato dalla difesa di Spada avverso la decisione del Tribunale del Riesame che, a sua volta, aveva convalidato la misura restrittiva. Per la Suprema Corte dunque “resta dimostrato che Spada Roberto si avvalse, nell’occasione, della forza di intimidazione promanante dall’associazione malavitosa imperante sul territorio, nota come clan Spada, ben presente alla mente dei giornalisti e ben nota agli abitanti del luogo, tant’è che alla stessa si fece riferimento, ripetutamente, nel corso dell’intervista, come soggetto collettivo in grado di influenzare le decisioni politiche assunte nell’ambito del quartiere (era stato proprio questo il motivo che aveva indotto i giornalisti a ricercare il contatto col prevenuto e a interrogarlo sul punto)”. Questo passaggio della sentenza, depositata il 15 maggio, chiarisce perfettamente sia le esigenze cautelari che il personaggio Roberto Spada, calato nel contesto difficile e pericoloso di Ostia. La Cassazione peraltro sottolinea anche la legittimità del “riferimento alla gravità della condotta” di cui si parla negli atti con cui Roberto Spada fu tratto in arresto e riconosce che quella “gravità” era collegata “ai precedenti penali dell’indagato” e “alla sua inquietante personalità, quale desunta del contegno tenuto durante e dopo la vicenda”.
“Con questa importante pronuncia, la Cassazione ribadisce, quale supremo giudice di legittimità, la matrice propriamente mafiosa dell’aggressione posta in essere da Roberto Spada nei confronti di Daniele Piervincenzi ed Edoardo Anselmi, sancendo un principio di diritto che è destinato ad incidere anche nel giudizio di merito”. Questo il commento dell’avvocato Giulio Vasaturo, legale di parte civile per l’Ordine dei Giornalisti e la Federazione della Stampa nel processo che si sta celebrando innanzi la nona sezione del Tribunale di Roma per i fatti del 7 novembre 2017.