L’Albergo Pallone di Bologna ospita turisti da tutto il mondo ma anche persone in difficoltà e richiedenti asilo. “Siamo imperfetti, è questa la nostra peculiarità”. Pratiche innovative di ospitalità al centro di una tavola rotonda di Itacà, il festival sul turismo responsabile di Bologna
BOLOGNA – Un albergo dove convivono turisti e persone svantaggiate: è questa la vocazione dell’Albergo Pallone di Bologna che, dal 2009, ha scelto di muoversi su questo doppio binario. Il Pallone, a due passi dalla zona universitaria, in pieno centro storico, infatti, se da un lato si occupa di ricettività sul libero mercato, dall’altro fa accoglienza: accoglienza di categorie vulnerabili inviate dai servizi sociali e di richiedenti asilo, considerato che al suo interno ha un piccolo Cas (Centro di accoglienza straordinario) che ospita 4 persone. “Viviamo un quotidiano incontro –scontro – spiega Martino Matteo della cooperativa La Piccola Carovana che gestisce la struttura –. I richiedenti asilo hanno una lunga residenza, anche uno o due anni, i turisti – soprattutto giovani, tantissimi studenti stranieri – si fermano una o due notti. La convivenza è generalmente buona, ma non mancano piccoli conflitti. Siamo imperfetti, è questa la nostra peculiarità”.
Trentadue stanze divise su 3 livelli: viaggiatori e persone in difficoltà vivono insieme, non c’è un piano deputato all’una o all’altra “categoria”. “Per noi è impossibile pianificare: rispondiamo anche alle emergenze, accogliamo persone sfrattate. Quando c’è bisogno, assegniamo il posto libero a prescindere da dove sia collocato”. Ovviamente questo equilibrio si mantiene anche grazie ad alcuni accorgimenti: “Per esempio, non possiamo accogliere persone con problemi psichiatrici o tossicodipendenze conclamate”. Al Pallone, il 30 per cento delle stanze è dedicato all’accoglienza di carattere sociale, il resto alla ricettività turistica. “È necessario comunicare bene questa nostra filosofia”, continua Matteo. Una filosofia che al suo interno difende e sostiene le persone svantaggiate e, con i ricavi dell’attività ricettiva della struttura, promuove progetti formativi. La Piccola Carovana, oltre a gestire l’albergo, si occupa anche di formazione, soprattutto in ambito alberghiero e nella ristorazione. Le persone accolte, infatti, spesso vengono inserite nello staff, sia dell’albergo sia dell’osteria adiacente “La buca del pallone”: receptionist, addetti alle pulizie, cuochi, camerieri. “Pallone è accoglienza a 360 gradi per lavoro, turismo e necessità – riassume Matteo –. Chi prenota attraverso un portale, si può trovare un po’ spiazzato dalle nostre dinamiche: questo perché i portali appiattiscono le descrizioni delle strutture. Così, arrivano anche turisti che non conoscono le nostre caratteristiche. Invece, chi prenota dal nostro sito o tramite i nostri canali social, fa una scelta consapevole, e decide di soggiornare da noi proprio per questo valore aggiunto”.
“Pallone è una perfetta fotografia della nostra realtà”, spiega Matteo che racconta come, dal suo punto di vista, sia questa una delle strade principali da percorrere per raggiungere una valida integrazione: “Il richiedente asilo o la persona in difficoltà che viene inserito in una struttura vecchio stampo forse non può contare su una grande spinta a ripartire. Se inserito in una collocazione ‘normale’, avrà un approccio più positivo. Un turista giovane che viene da noi può apprezzare un vero spaccato di quella che è la realtà bolognese, che è composta da tutti gli ingredienti che caratterizzano anche noi”.
L’esperienza dell’Albergo Pallone sarà raccontata domani giovedì 31 maggio in occasione di “Oltre l’integrazione. Pratiche innovative di ospitalità e welfare interculturale”, evento inserito nel calendario di Itacà, il festival sul turismo responsabile in scena a Bologna in questi giorni. Dalle 14.30, infatti, si parlerà di “Turismo come nuova forma di integrazione”. Tra i relatori, oltre a Martino Matteo, anche Maria Cristina Visioli di Refugees Welcome, associazione che dal 2014 promuove l’accoglienza dei rifugiati in famiglia: “Nel nostro caso, si tratta di turismo e viaggio in maniera figurata. È il viaggio che facciamo noi che ospitiamo, è un viaggiare rimanendo a casa propria, in maniera responsabile. Ci prendiamo cura di queste persone e le traghettiamo nel nostro Paese”. Refugees Welcome è nato a Berlino nel 2014 e in breve è diventato un network mondiale, arrivato in Italia l’anno successivo. Oggi è attivo in 16 città italiane: Siena è l’adesione più recente. “Ci stiamo avvicinando alle 100 accoglienze, tra quelle in corso e quelle concluse. Sono oltre 100 i volontari coinvolti, mille le famiglie iscritte: si iscrivono da ovunque, anche dove non siamo presenti”. Sono moltissimi anche i rifugiati registrati, circa 800: “Non abbiamo nemmeno la più remota possibilità di accogliere tutte le richieste: per far partire un percorso serve la compresenza di rifugiato, famiglia ospitante e volontario. A oggi, visto anche le nostre risorse limitate, non ce lo possiamo permettere. Questa impossibilità rappresenta per noi un grosso dispiacere”. (Ambra Notari)