“Non hai bisogno di vedere l’intera scala. Inizia semplicemente a salire il primo scalino” – Martin Luther King –
Circa due anni e mezzo fa, abbiamo iniziato il percorso per arrivare alla verità su quanto accaduto realmente a Giulio Regeni, due anni pieni di speranza e dolore.
In questi due anni molti fatti sono stati chiariti, mentre molte domande sono rimaste senza risposta.
In questi due anni e mezzo sono stato arrestato una volta, nell’aprile 2016 dallo stesso poliziotto che stava seguendo Giulio, sono rimasto in carcere per quattro mesi e mezzo compreso un periodo di isolamento.
In questi due anni e mezzo l’avvocato Ibrahim Metwally, che ci stava aiutando nella causa di Giulio. è stato arrestato mentre stava cercando suo figlio, fatto sparire a forza.
Metwally è tutt’ora in isolamento, trattenuto all’interno di una cella sporca, senza finestre, dove gli viene negata anche la luce del sole.
Venerdì scorso è iniziato un nuovo capitolo, questa volta hanno iniziato a prendere di mira le nostre famiglie.
Alle 2:30 del mattino gli agenti delle forze di sicurezza dello Stato hanno fatto irruzione nella casa di Mohamed Lotfy, un cittadino egiziano-svizzero, e dopo avergli sequestrato il telefono, lo hanno condotto insieme a sua moglie Amal Fathy ed al figlio di 3 anni, presso una stazione di polizia.
Mohamed e suo figlio sono stati rilasciati ma la moglie Amal è stata accusata in due occasioni di aver compiuto atti di minaccia alla sicurezza dello Stato, ricevendo 2 ordini di detenzione preventiva di 15 giorni ciascuno, perché avrebbe pubblicato un video su Facebook criticando lo Stato, colpevole di non aver sanzionato adeguatamente il reato di molestie sessuali
Di sicuro le accuse mosse nei confronti di Amal hanno scopo puramente intimidatorio, atteso il lavoro che svolgiamo all’ECRF.
Infatti, il Procuratore per la sicurezza dello Stato ha negato ad Amal qualsiasi incontro con suoi avvocati e, durante l’interrogatorio, le ha chiesto ininterrottamnte informazioni su di me per circa un’ora.
Ciò significa che sto correndo il rischio di essere arrestato a mia volta per attentato alla sicurezza dello stato.
Proprio coloro che dovrebbero investigare e fare luce sulla morte di Giulio, stanno arrestando quelli che davvero cercano di far emergere la verità.
Signore e Signori, Vi sto parlando ora mentre mi nascondo dalle Forze di sicurezza dello Stato, dormo fuori da casa mia perché ho paura che facciano del male alla mia famiglia.
Posso capire perché tutto questo ci sta accadendo: vogliono creare i presupposti affichè emerga la “verità” più conveniente per loro, ma non la reale verità nel caso di Giulio.
Vogliono eliminare tutti i partner egiziani che lavorano per aiutare la Famiglia Regeni in modo che nessuno possa controllare la fondatezza o meno delle informazioni estrapolate dal procedimento giudiziario egiziano.
Signore e Signori, in questo momento siamo presi di mira ed abbiamo bisogno del vostro aiuto affinchè Amal sia rilasciata e possa crescere suo figlio in pace, affinchè Ibrahim sia liberato e possa aiutarci a prevenire ulteriori persecuzioni alla nostra organizzazione.
Signore e Signori vi assicuro che, qualunque cosa faccia l’apparato di sicurezza dello Stato, non smetteremo di impegnarci per trovare la verità per Giulio, la verità vera, non quella più conveniente e sono certo che ci riusciremo.
Questa non è una semplice previsione.
E’ una promessa.