La riabilitazione di Berlusconi da parte del Tribunale di Sorveglianza appare carente nelle motivazioni e quindi inficiabile. Si guarda alla pena scontata, ma non alle pesanti dichiarazioni di disprezzo che il pregiudicato ha rivolto in questi anni alla magistratura, a cui ha sempre negato il rispetto dell’imparzialità quando lo ha condannato (“sentenze ad orologeria”, “toghe rosse”, “uso politico della legge”…), arrivando persino a qualificarla – mentre scontava la pena – come “plotone di esecuzione”. Ad altri cittadini non miliardari sarebbe consentito tanto vilipendio?
Queste ingiurie verso la Legge e chi la amministra non possono passare in silenzio.
Perché in questo modo si avvalorerebbe il concetto che le intimidazioni e gli insulti pagano, soprattutto se posti in essere da ricchi e potenti. Pertanto, la Procura Generale dovrebbe impugnare questa riabilitazione, concessa con troppa fretta e senza soppesare tutti i comportamenti offensivi ed eversivi del pregiudicato. Che potrà ritenersi riabilitato, solo quando avrà dato prova – con il suo rispetto per la magistratura e quindi per il Popolo in nome del quale esercita la sua funzione – di aver assimilato il principio che la legge è uguale per tutti.
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