Qualche settimana fa è uscito per Donzelli editore l’ultimo libro di Michele Mezza “Algoritmi di libertà”. Il giornalista televisivo della Rai ora docente all’Università Federico II di Napoli da tempo si occupa dei temi del software e dell’intelligenza artificiale e da poco più di un anno ci accompagna dentro i nostri appuntamenti pubblici di digit – che nel 2018 si sono moltiplicati e spostati dalla Toscana in giro per l’Italia – e che proprio quest’anno abbiamo pensato di dedicare al tema degli algoritmi. Nel suo libro Mezzaaffronta con attenzione, ricchezza e accuratezza di fonti documentali l’argomento dell’uso e, spesso, l’abuso da parte di alcuni soggetti degli algoritmi, riferendosi in particolare allo sfruttamento massiccio dei dati, perlopiù nostri, da parte delle società proprietarie dei medesimi algoritmi per realizzare un sorta di controllo sociale. Abbiamo letto con attenzione il saggio di Mezza e ve ne vorremmo proporre in estratto in due differenti articoli alcuni passaggi che riteniamo possano essere particolarmente significativi. Buona lettura della prima parte del dossier!
n apertura del volume l’autore affronta il tema delle ultime elezioni politiche in Italia in chiave “algoritmica” e dice fra l’altro:
“… gli automatismi della rete, in particolare i bot editoriali e i big data predittivi, con la loro capacità di sagomare i social, sono stati i veri titolari dei voti, persino più dei partiti; è stata disancorata dalla realtà ogni cultura che preludesse a un’alternativa politica, o anche solo a una robusta integrazione delle dinamiche e dei beneficiari dell’attuale modello di sviluppo, e come soggetto delle variabili in gioco per il governo”.
“Ora dobbiamo misurare gli effetti, e soprattutto concorrere a individuare cause e contro-strategie per capire come si può rafforzare, e non neutralizzare, la democrazia al tempo della rete. Ma soprattutto dobbiamo innescare ricerche e produrre riflessioni che siano in grado di misurarsi su questa inedita… Continua su lsdi